COMUNICATO STAMPA n. 551/21 G.M. del 30.06.21
Incremento siccità abbassa livello idrometrico del fiume Paglia
• Funzione Associata di Protezione Civile al lavoro per la tutela dell’acqua con Progetto ACARO / Adattamento ai cambiamenti climatici ed azioni di resilienza nelle Aree Interne del sud-ovest dell’Orvietano
• Sul territorio dei Comuni di Orvieto, Allerona, Porano, Castel Viscardo e Ficulle saranno installate 9 stazioni meteo per monitorare precipitazioni, temperature, umidità di aria, corsi d’acqua e suolo
• I dati confluiranno alla sala operativa della Protezione Civile di Orvieto e verranno elaborati con altri dati provenienti dal Centro Regionale di P.C.
• Report di Endro Martini Presidente di ALTA SCUOLA e del Comitato promotore della candidatura dell’Italia a sede del X FORUM MONDIALE DELL’ACQUA nel 2024
(ON/AF) – ORVIETO – Lo scorso 23 giugno il livello idrometrico del fiume Paglia al Ponte dell’Adunata (Orvieto Scalo) era meno di un metro di altezza e l’innalzamento delle temperature il giorno successivo e nei giorni seguenti è motivo di forte preoccupazione a seguito dell’incremento della siccità su base annuale.
E’ la sintesi del report per immagini (pubblicato giovedì scorso da sardegnareporter.it) curato dal geologo ambientale Endro Martini, Presidente di Italy Water Forum 2024 e di ALTA SCUOLA che afferma “mercoledì scorso il livello idrometrico del fiume Paglia era ridotto al minimo, non superava neanche un metro di altezza con una portata che è ai minimi storici. Abbiamo effettuato un sopralluogo con la Protezione Civile sul Fiume Paglia e l’acqua è quasi ferma Nel punto del Ponte dell’Adunata abbiamo raggiunto un picco di ben 34 gradi e 6 alle 14:30 del 23 Giugno e assistiamo a repentini innalzamento con 23 gradi e uno alle 7 del mattino. Ringrazio Luca Gnagnarini e Gian Paolo Pollini, Coordinatori Tecnici e Operativi della Funzione Associata di Protezione Civile di Orvieto per i dati che ho avuto modo di avere in diretta”.
Ad Orvieto, infatti, la Funzione Associata di Protezione Civile è al lavoro per la tutela dell’acqua dando attuazione al Progetto ACARO / Adattamento ai cambiamenti climatici ed azioni di resilienza nelle Aree Interne del sud-ovest dell’Orvietano.
“Sul territorio dei Comuni di Orvieto, Allerona, Porano, Castel Viscardo e Ficulle che hanno sottoscritto anche il ‘Contratto di Fiume per il Paglia’ – spiegano al riguardo Luca Gnagnarini e Gian Paolo Pollini – nei prossimi giorni, tra luglio e agosto, saranno installate in destra e sinistra idraulica del fiume Paglia, 9 stazioni meteo, 5 delle quali saranno dotate di sensori per la misurazione dell’umidità al suolo. Tali strumentazioni serviranno per monitorare le precipitazioni, le temperature di aria e suolo e a raccogliere dati per l’eventuale monitoraggio di dissesti idrogeologici. Tutti i dati confluiranno presso la nostra Sala Operativa in località Fontanelle di Bardano e verranno elaborati con altri dati provenienti dal Centro Regionale di Protezione Civile”.
“Il progetto A.C.A.R.O – aggiungono – ha come Ente capofila il Comune di Orvieto per l’area interna sud-ovest Orvietano ed ALTA SCUOLA (ente di Diritto Privato controllato dalla Regione Umbria e dai Comuni di Orvieto e Todi) per tutte le competenze in materia scientifica. Il progetto previsto dal bando regionale Programma di Sviluppo Rurale per l’Umbria 2014-2020 è frutto di un Accordo di Partenariato pubblico-privato siglato nel 2019 per realizzare azioni congiunte per la mitigazione del cambiamento climatico ed approcci comuni ai progetti e alle pratiche ambientali nell’ambito della strategia Area Interna ‘Sud Ovest Orvietano’”.
“Si tratta di un intervento molto importante di approntamento di apparecchiature tecnologiche di ultima generazione – sottolinea da parte sua l’Assessore alla Protezione Civile del Comune di Orvieto, Carlo Moscatelli – in quanto il nostro territorio è molto sensibile dal punto di vista idrogeologico pertanto, avere la possibilità di studiare le informazioni e i dati che esso ci restituisce e quindi di prevedere in prospettiva eventuali fenomeni è senza dubbio una svolta nella gestione del suolo e delle emergenze”.
“Invitiamo le tv – aggiunge Endro Martini – a venire con noi e mostreremo la stazione idrometrica per far vedere una situazione che è davvero complessa. Poca acqua e si ripete la situazione del Luglio del 2012 quando ci fu la dichiarazione di emergenza per carenza d’acqua e 4 mesi dopo ci fu invece troppa acqua con alluvione. Vogliamo portare in Italia il Forum Mondiale dell’Acqua del 2024 perché siamo convinti che il nostro Paese possa dare un contributo importante a livello internazionale. Quel Forum rappresenterà una delle ultime opportunità per l’uomo per evitare di raggiungere il punto di non ritorno previsto per il 2030”.
Mentre il IX Forum, rimandato di un anno a causa della pandemia, si svolgerà a Dakar nel Marzo del 2022, il comitato promotore della candidatura dell’Italia a sede del X FORUM MONDIALE DELL’ACQUA presieduto proprio da Endro Martini sta preparando, infatti, i dossier ambientali e climatici in vista dell’evento Italy Water Forum 2024 ( https://www.italywaterforum.it/news-cats/news/ ). Enti e Associazioni possono candidare il loro progetto di adesione al Comitato Promotore trovando tutte le informazioni su www.italywaterforum.it
Del comitato promotore fanno parte: il Sacro Convento di Assisi, il Comune di Firenze, il Comune di Assisi, il Consiglio Nazionale dei Geologi, ISPRA, la Protezione Civile Nazionale, l’Istituto Nazionale di Urbanistica, il Comune di Ferrara, l’Associazione Nazionale delle Bonifiche e Irrigazioni, il Rotary International Club di Ottaviano, Meteo Giuliacci, Skopìa srl, Cae srl, Agronomist World Academy Foundation, Iat srl, Water Right and Energy Foundation, Graphisphaera, Triumph Group International, Archeoclub d’Italia e il Centro Studi Alta Scuola dell’Umbria, istituto specializzato nella manutenzione e valorizzazione dei centri storici e del quale fanno parte Regione Umbria, Comune di Orvieto, Comune di Assisi, Comune di Todi, che è stato l’animatore del progetto.
Sull’urgenza di agire concorda Massimiliano Fazzini geologo, climatologo, Coordinatore del Team sul Rischio climatico della Società Italiana di Geologia Ambientale e docente dell’Università di Camerino che sostiene: “l’ondata di caldo di matrice subtropicale subcontinentale – un mix di condizioni azzorriane e sub sahariane – sta apportando condizioni di caldo intenso, con valori di 4-6°C oltre le medie del periodo ma non particolarmente afoso (i tassi di umidità relativi non sono mediamente così elevati) ed i termometri, in particolare sulla Sicilia centrorientale, hanno toccato valori superiori ai 40°C. Se dobbiamo definire statisticamente eccezionali questi valori possiamo localmente farlo in quanto eguagliano o localmente persino superano i valori massimi ivi registrati per la terza decade di giugno ma è altresì evidente che nell’ultimo ventennio, numerose sono state le avvezioni di caldo ‘africano’ foriere di valori termici ben al di sopra delle medie se non da record”.
“Il clima sia più ‘estremo’ lo possono osservare tutti – precisa – ma se un certo valore di qualunque parametro meteorologico si propone molto raramente, statisticamente esso viene inquadrato come evento raro e non dipende direttamente dal cambiamento climatico in atto ma se si verifica una ripetitività più o meno costante, ad esempio una o più volte ad estate o ogni anno, allora è molto probabile che il valore sia il risultato del riscaldamento globale in atto. Il connubio tra punte di calore estreme e maggiore frequenza delle ondate di calore (almeno 5 giorni con temperatura massima maggiori di 34°C) e l’irregolarità delle precipitazioni (sempre meno frequenti ma più intense) sta favorendo una maggiore evaporazione e soprattutto il depauperamento naturale delle risorse idriche di qualità. La mancanza di acqua di qualità diverrà una delle problematiche più ‘bollenti’ da affrontare, anche in Italia già nel prossimo decennio. In tal senso, stiamo tentando di anticipare scientificamente i tempi, proponendo tra l’altro lo svolgimento del Forum Mondiale sull’acqua del 2024, in Italia. Fatto sta che, termicamente parlando, la famosa soglia degli 1,5°C in più rispetto all’era pre-industriale stabilita al COP 21 è oramai vicina e gli effetti sull’ambiente fisico e sugli ecosistemi potrebbero davvero rivelarsi drammatici, forse irreversibili come affermato in questi giorni dall’ONU”.
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