COMUNICATO STMPA n. 321/21 G.M. del 19.04.21
Dedicato alle “Architetture coloniali” il prossimo percorso didattico di Unitre Orvieto sull’Architettura. Presto sul canale YouTube dell’Associazione tre incontri tematici curati da Raffaele Davanzo
(ON/AF) – ORVIETO – Attualmente è in fase di preparazione e nei prossimi giorni sarà disponibile sul canale YouTube dell’UNITRE Orvieto il percorso didattico dedicato all’Architettura e, in particolare, alle “Architetture coloniali”, curato dall’esperto di Storia ed Estetica, Arch. Raffaele Davanzo attuale presidente dell’Istituto Storico Artistico Orvietano.
Il percorso è strutturato in tre diversi incontri: Roma antica e l’Italia del primo Novecento, l’America settentrionale e centrale, l’impero inglese e quello spagnolo e, infine, l’America meridionale e l’Asia. In dettaglio:
• Roma antica e l’Italia del primo Novecento. Quando di parla di architetture coloniali non sempre ci si trova di fronte all’imposizione, nei territori dominati, di una forte ed efficace immagine del potere della madrepatria: anzi, in moltissimi casi tali architetture hanno unificato, in sintesi creative efficaci nella loro novità, registri e repertori nati da culture distanti nello spazio e nel tempo. Tali concetti saranno espressi con alcuni esempi: da una parte, con le quasi-classiche architetture romane in Africa settentrionale e, saltando 17 o 18 secoli, con quelle italiane in Libia e nel Dodecaneso (e nel Corno d’Africa), che contribuirono alla costruzione di un’idea di mediterraneità destinata a influenzare la ricerca dell’architettura razionalista.
• L’America settentrionale e centrale, l’impero inglese e quello spagnolo. L’America settentrionale fu un terreno integro dove gli inglesi replicarono il loro mondo palladiano: la villa-fattoria che le classi privilegiate, la cui ricchezza si basava sulla proprietà terriera, avevano mutuato dall’immagine dei territori veneziani di due secoli prima. La classicità palladiana venne ripresa in chiave di libertà repubblicana, dagli appena costituiti Stati Uniti d’America: il Nuovo Mondo si doveva costruire solo attraverso la razionalità e la bellezza. Diverso invece fu l’atteggiamento della Spagna a contatto col grande impero degli Aztechi e la sua cultura: dopo un inizio caratterizzato anche dall’invenzione di grandi strutture aperte che permettessero l’evangelizzazione di enormi masse di indigeni, si passò, specie al di fuori di Città del Messico centro del potere, ad una riuscita simbiosi tra le artigianali ingenuità indigene e le tipologie barocche della madrepatria.
• L’America meridionale e l’Asia. Focus dell’incontro sarà l’Impero degli Inca in Perù, Colombia, Ecuador, Cile e Bolivia su cui si sviluppò il dominio imperiale spagnolo, laddove l’integrazione fra elementi colti e popolari fu varia e con grandi differenze fra le capitali, Lima e Cuzco, e l’altopiano boliviano. Saranno approfondite le architetture antisismiche spagnole nelle Filippine, e l’architettura barocca, interamente europea e senza influssi indigeni, delle colonie portoghesi in Brasile, in India e in Cina.
L’architetto Raffaele Davanzo, già funzionario ispettore di zona del Ministero per i Beni Culturali per la zona meridionale dell’Umbria, per il quale ha diretto numerosi cantieri di restauro tra cui quelli del Duomo di Orvieto, di San Fortunato e della Consolazione a Todi, del monumento de Bray di Arnolfo di Cambio, ha collaborato con la Fondazione Cassa di Risparmio di Orvieto per la redazione dei capitoli inerenti l’architettura e l’urbanistica di vari volumi della “Storia di Orvieto” ed ha pubblicato numerosi saggi: tra gli altri, sul Pozzo di san Patrizio, sull’architetto medievale Angelo da Orvieto, e su numerose chiese umbre tra cui S. Maria in Camuccia a Todi, S. Giovenale, S. Domenico e S. Lorenzo in vineis ad Orvieto.
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