Mozione riguardante la IVG farmacologica

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Mozione riguardante la IVG farmacologica

COMUNICATO STAMPA n. 767/20 C.C. del 22.10.20 
Consiglio Comunale non approva la mozione inerente l’IVG farmacologica 
(ON/AF) – ORVIETO – Il Consiglio Comunale, dopo ampio dibattito non ha approvato (7 contrari: Sacripanti, Olimpieri, Pelliccia, Moscetti, Casasole, Celentano, Garbini; 3 favorevoli: Mescolini, Giovannini, Croce) la mozione inerente l’IVG farmacologica con il superamento delle indicazioni previste dalla DGR n. 467/2020 e il contestuale ripristino della DGR n. 1417/2018 che disciplina l’interruzione volontaria di gravidanza con metodologia farmacologica e con interventi per la piena applicazione della Legge 194/78, presentata dai Cons.ri Martina Mescolini (Capogruppo “Partito Democratico”), Federico Giovanni (Gruppo “Partito Democratico”), Cristina Croce (Capogruppo “Siamo Orvieto”) e Franco Raimondo Barbabella (Capogruppo “Prima gli Orvietani”).
La mozione impegnava la Giunta Comunale a sollecitare la Presidente della Regione Umbria a ripristinare l’IVG in regime domiciliare e di Day Hospital al fine di tutelare il principio di autodeterminazione delle donne e per garantire la piena applicazione della legge 194/1978; attivare l’IVG farmacologica in tutte le strutture sanitarie e ospedaliere partendo proprio da quelle situate nei capoluoghi di Provincia; a garantire la contraccezione gratuita per tutti i cittadini umbri, adoperandosi per raggiungere la piena operatività dei Consultori, ricollocando personale (sia ginecologico che ostetrico), risorse e riqualificando le strutture. Ma anche a promuovere l’educazione affettiva e sessuale al fine di prevenire il ricorso all’IGV, tutelando la salute di donne e uomini, nonché l’educazione al rispetto degli altri e la pari dignità di genere nelle scuole, facilitando, infine, percorsi di supporto e di sviluppo alla genitorialità e percorsi di sostegno psicologico ed economico alle neo-madri, con particolare riguardo ai casi di maggiore difficoltà.  
La mozione è stata illustrata dalla Cons.ra Martina Mescolini (Capogruppo “Partito Democratico”), la quale ha ricordato che “il 4 dicembre 2018 la Giunta Regionale dell’Umbria aveva adottato la deliberazione n. 1417 con cui dava mandato alle ASR di applicare in tutte le sedi che effettuano interruzione volontaria di gravidanza chirurgica anche la metodica farmacologica con la somministrazione di RU486, oramai in uso da anni in molte realtà regionali italiane in base a quanto indicato nel percorso assistenziale deliberato con DGR 863/2011 ‘Linee guida sull’interruzione volontaria di gravidanza (IVG) con l’utilizzo del farmaco RU86. Preadozione’. 
L’IVG (interruzione volontaria di gravidanza) farmacologica è un’opzione non chirurgica per chi vuole interrompere la gravidanza nel rispetto della Legge 194. La pillola Ru486 è il nome commerciale del medicinale Mifeprostone, un farmaco introdotto in Italia nel 2009 che esiste da più di 30 anni e in uso negli altri Paesi da più di 20 anni, medicinale che nel 2009 ha ricevuto l’autorizzazione dell’Agenzia italiana per il farmaco per essere messa in commercio nelle strutture ospedaliere di tutta Italia”. 
“La decisione che autorizza l’utilizzo della pillola abortiva in Italia – ha aggiunto – rimanda allo Stato e alle Regioni le disposizioni per il corretto protocollo di utilizzo clinico del farmaco all’interno del servizio ospedaliero pubblico. La pillola RU486 viene utilizzata da milioni di donne in tutto il mondo: in Francia l’IVG farmacologica viene scelta dal 66% delle donne alle quali viene prescritta dal medico di base, in Svezia dal 95%, in Irlanda e Portogallo anche con alte e crescenti percentuali. In Italia, secondo gli ultimi dati 2018 della sorveglianza IVG del Ministero Salute, solo dal 18% e in Umbria dal 5%. 
Con la DGR n. 1417 del 2018, in Umbria si dava indicazione agli ospedali di organizzare in Day Hospital il servizio per l’interruzione volontaria della gravidanza (IVG) farmacologica, dando la possibilità alle donne che decidevano di interrompere la gravidanza, di poter scegliere, il metodo meno invasivo per loro e che meglio si adattava alle loro esigenze fisiche e psicologiche. 
Con difficoltà si era arrivati nel 2019 ad avere almeno un Ospedale nella provincia di Perugia (Pantalla e successivamente alla pandemia COVID, Umbertide) e due nella provincia di Terni (Orvieto e Narni), che mettessero in atto la procedura di IVG farmacologica.
Dato per acclarato che una donna che decide di abortire compie una scelta complessa, difficile e dolorosa di per sé, comunque traumatica fisicamente ed emotivamente, qualunque siano i motivi alla base della stessa, è impensabile che il ricorso all’IVG farmacologica sia il risultato di una scelta leggera e superficiale e se lo si pensa vuol dire che si ha un’idea della donna che non appartiene alla società e alla civiltà odierna. Le donne come ovvio sono le uniche in grado di decidere cosa è meglio per loro, per il loro corpo e per la propria vita”.
“L’IVG farmacologica a domicilio e in regime di Day Hospital – ha continuato  – mette in sicurezza la donna che  viene sempre seguita dal proprio medico, consentendole tuttavia di affrontare questo percorso  così complesso, con un minor impatto fisico e psicologico, garantendo il diritto alla riservatezza fondamentale per una scelta realmente autonoma, soprattutto considerando  i tanti casi  di violenza domestica e sessuale, in cui per le donne diventa complicato allontanarsi da casa e giustificare l’assenza per così tanti giorni.
La Società Italiana Ginecologi ed Ostetrici (SIGO) ha affermato il 18 aprile scorso  che ‘si dichiara favorevole a una maggiore diffusione dell’aborto farmacologico, a tutela della salute e dei diritti delle donne, che rischiano di essere negati a causa dell’emergenza sanitaria in corso, un impiego maggiormente estensivo dell’aborto farmacologico, finora relegato ad un ruolo marginale, permetterebbe di decongestionare gli ospedali, alleggerire l’impegno degli anestesisti e l’occupazione delle sale operatorie. La stessa Giunta Regionale, Tesei aveva ribadito, giustamente, in tutto l’articolato delle ‘Linee di Indirizzo per le attività sanitarie nella fase 2’, l’importanza di evitare al massimo il ricorso all’accesso alle strutture ospedaliere, dove possibile per l’esistenza di percorsi alternativi di cura, al fine di evitare il contagio da Covid-19, nelle stesse Linee Guida si ribadisce che ‘I servizi territoriali continuano a gestire le richieste, i colloqui e le certificazioni per l’applicazione della Legge 194/78 ed è auspicabile che siano essenzialmente i Consultori ad occuparsi della gestione di questa fase per evitare che l’utenza si rechi per la richiesta di certificazione in ambiente ospedaliero’”.                                      “Con la DGR n. 467 del 10 giugno 2020 avente ad oggetto ‘Linee di Indirizzo per le attività sanitarie nella fase 3’, con il superamento delle indicazioni previste dalla DGR n. 1417 del 4 dicembre 2018 ‘interruzione volontaria di gravidanza con metodica farmacologica’ – ha concluso – si sceglie di costringere le donne ad un ricovero ospedaliero obbligatorio di tre giorni per ricorrere all’interruzione volontaria di gravidanza farmacologica. L’IVG farmacologica ha un impatto fisico, mentale e psicologico  per la donna di molto inferiore rispetto all’aborto chirurgico e in tal modo, attraverso la decisione di un’Istituzione si rende di fatto più complesso e difficoltoso l’accesso ad un diritto, togliendo a medici e donne la possibilità di decidere come esercitarlo, peraltro in una fase di emergenza sanitaria in cui accedere alle Interruzioni volontarie di gravidanza diventa ancor più difficoltoso, un vero e proprio percorso ad ostacoli. 
Da ultimo, la scuola ha il dovere di concorrere allo sviluppo del capitale umano di un territorio oltre che a quello intellettivo e cognitivo dello studente, promuovere la cura di sé e l’orientamento nei servizi sociali e sanitari è fondamentale; investire in chiave formativa sul benessere dei giovani, per promuovere, già durante l’infanzia e l’adolescenza, un percorso di consapevolezza sui temi della salute finalizzati al benessere psicofisico, affettivo e sessuale. La scuola diviene pertanto il luogo privilegiato per azioni di educazione, informazione e formazione. Diventano così centrali percorsi di promozione ed educazione alla salute, all’affettività e alla sessualità consapevole, così da formare e informare ragazze e ragazzi, educando sia alla consapevolezza di se stessi, del proprio corpo e di quello altrui così come dei percorsi previsti dal sistema sanitario”.
Dibattito:
Stefano Olimpieri (Capogruppo “Gruppo Misto”): “voterò contro perché totalmente in disaccordo con l’interruzione di gravidanza in quanto la vita è un dono importante. Sono a favore del provvedimento messo in campo dalla Regione Umbria. Non si può banalizzare l’aborto, il rapporto sessuale e l’amore. Abbiano una norma, la Legge 194 che andrebbe applicata in tutte le sue parti, dalla prevenzione all’assistenza alla donna. Trovo inconcepibile che dopo cinque giorni si possa prendere una pillola semplicemente andando in farmacia. Sono a favore della vita che per me va tutelata dal concepimento fino alla morte naturale. Voto contrario”.
Andrea Sacripanti (Capogruppo “Lega – Salvini per Orvieto”): “mi risulta che l’Istituto Superiore di Sanità ha statuito che la pillola può essere somministrata in Day Hospital annullando, di fatto, la delibera regionale pertanto la Giunta Tesei ha ritirato la delibera allineandosi alla decisione del Governo. Nella mozione si cita la Legge 194 che è un giusto equilibrio fra il diritto alla vita del concepito e la disciplina di un percorso molto dettagliato che accompagna la donna verso la decisione di interrompere la gravidanza e propone delle alternative, sia in termini di sostegno psicologico che economico. Abbiamo però fallito perché i Consultori in Italia hanno funzionato in modo non propriamente positivo né le case famiglia hanno trovato grande spazio. La pillola la vedo come un fallimento generale. Dovevamo fare sicuramente molto di più per la donna che, di fronte alle difficoltà, non ha trovato altra soluzione che rinunciare alla gravidanza. Oggi la donna va aiutata non tanto nello sveltire le pratiche abortive quanto ad accogliere una gravidanza, fatte salve le situazioni scaturenti da violenza sessuale o altre problematiche connesse alla salute della donna stessa, quindi la pillola la vedo come una deresponsabilizzazione, un deterrente a far sì che certe scelte e certi rapporti siano ragionati. Le strade più facili a volte sono le più insidiose per la salute della donna. Per queste e altre ragioni la giunta Tesei si era espressa in attesa di vari autorevoli e titolate pronunce”.
Federico Giovannini (Gruppo “Partito Democratico”): “preciso che il Ministro Speranza non si è rivolto al Consiglio Superiore della Sanità su richiesta della Presidente Tesei ma di sua iniziativa e che poi c’è stato un pronunciamento contrario. Quando una donna decide di abortire si deve riconoscere che è una situazione difficile. Altra precisazione riguarda i Consultori che in Italia e sul nostro territorio hanno funzionato, anche nel periodo di Covid. L’aborto farmacologico in day hospital, come riconosciuto da ostetriche e ginecologi, non andava nella direzione della possibilità di scegliere, specie in situazioni così delicate. Nessuna obbligatorietà perciò ma capacità e libertà di scelta, senza guardare indietro e guardare al futuro. Voto a favore ed esprimo sostegno pieno alle linee guida che hanno portato a questa scelta”.
Vice Sindaco, Angelo Ranchino: “non prendo posizione sull’argomento ma intervengo come sollecitazione a valere per il futuro, limitandomi a dire che le mozioni sono state iscritte come prassi, in realtà pongo al Presidente del Consiglio e al Segretario Generale il quesito di vigilare sulla valutazione delle mozioni da sottoporre al Consiglio Comunale relativamente alle materie riservate dal diritto amministrativo ad altri organi istituzionali diverso dal Comune. Seppure interessante e importante sotto il profilo etico la mozione non è di pertinenza del Comune”.
Mozione d’ordine, Mescolini: “è una ingerenza grave quella espressa dal Vice Sindaco che tende a bloccare i lavori del Consiglio Comunale”.
Presidente dell’Assemblea, Umberto Garbini: “la conduzione del Consiglio spetta al Presidente del Consiglio Comunale. Non approvo quanto detto dal Vice Sindaco poiché so benissimo quale è la differenza fra il diritto di iniziativa e la mozione, laddove il primo è la proposta di delibera che il Consiglio Comunale discute su determinate materie, mentre la mozione è un atto di indirizzo politico. Naturalmente la Giunta Comunale ha la possibilità di esprimersi ma io non mi ergo a giudice delle mozioni che possono o non possono essere presentate in un Consiglio Comunale. Non si deve ma più verificare una cosa del genere. Nessuno si permetta più in futuro perché per me è inammissibile. Il Presidente e il Segretario hanno ritenuto ammissibile l’iscrizione all’ordine del giorno di questa mozione”.
Cristina Croce (Capogruppo “Siamo Orvieto”): “l’interruzione volontaria di gravidanza è un atto gravoso fatto con estrema sofferenza da parte di una donna, con delle crisi di coscienza che precedono tale scelta che deve riguardare comunque anche l’uomo. Lascia perplessi sentir parlare di perdita di dignità umana e di essere contro o a favore dell’aborto, perché nessuno è a favore di questa scelta che, ripeto, è difficilissima”.   
Assessore alle Politiche Sociali, Angela Maria Sartini: “il Consiglio Comunale non è un luogo dove avere una discussione approfondita. Il diritto alla vita è universale, non dipende dalle dimensioni. Esiste il diritto della donna ma anche il diritto del bambino. E’ difficile poter dire che entrambe abbiamo lo stesso potere e la stessa forza di decisione. La propaganda che ci ha investito in passato diffondeva una serie di menzogne non suffragate sul piano scientifico, in base a quelle le donne hanno fatto delle scelte con grande difficoltà. Il compito nostro è di aiutare a risolvere i problemi ostativi per la coppia. La Legge 194 del 1978 che illustra le norme per la tutela sociale della maternità e tutela la vita umana dal suo inizio è stata in realtà strumentalizzata. La decisione della Presidente Tesei era quella di tutelare la donna e l’Associazione degli Ostetrici e Ginecologi era a favore per ragioni economiche nel senso che la degenza era più onerosa rispetto ad una interruzione ‘tout court’ spiegando effetti di assunzione ed effetti collaterali. Io trovo disumano che la donna venga lasciata sola e abbandonata a se stessa in questa decisione. L’intervento del Ministro Speranza ha lasciato comunque aperte tante domande, ad esempio quella sul monitoraggio. In definitiva è necessario sviluppare sul territorio dei servizi che siano effettivamente di aiuto alla coppia accompagnandola in un percorso consapevole”.
Presidente Consiglio Comunale, Umberto Garbini (Capogruppo “Fratelli d’Italia”): “abbiamo forse trovato il vero obiettivo di trattare mozioni che lascino un segno sul territorio”.
Replica Mescolini: “la finalità della mozione è del tutto fattiva. Vi sono alcune inesattezze nell’intervento di Sacripanti che contestano pareri di medici competenti in materia in quanto l’interruzione avviene secondo le linee guida, così come il monitoraggio rispetta le indicazioni dell’OMS. Per fortuna il nostro è uno Stato laico e le nostre posizioni devono essere motivate ed improntate all’autodeterminazione della donna. Nessuno può, e spero, metta in discussione il fondamento della legge 194. Serve piuttosto come garantire il diritto di scelta per non agevolare il ricorso all’aborto. La pratica dell’aborto purtroppo è antica e le donne vi ricorrevano in modo forzoso e con grande rischio e pericolo per la loro vita. Oggi avevamo la possibilità di mandare alla Regione un chiaro segnale perché sappiamo che la delibera non è stata ritirata. Ciascuno di noi ha dichiarato le proprie convinzioni ma c’è un diritto della donna che va tutelata a prescindere”.
Dichiarazioni di voto, Sacripanti: “mi sono attenuto alle dichiarazioni della presidente Tesei che all’indomani delle disposizioni del Ministero aveva annunciato di annullare la delibera. Per questo voto contro la mozione perché la reputo superata e anacronistica. La buona fede della presidente Tesei è dimostrata dalla volontà di segnalare al Governo l’esigenza di avere pronunciamenti chiari. Qui c’è uno scontro su come viene interpretato l’aborto. Come ho già detto per me la vita inizia dal concepimento quindi non posso essere favorevole alla velocizzazione di questa pratica. Voto contro”.
Olimpieri: “c’è ovviamente una impostazione anche ideologica oltre che valoriale ed ideale in ciascuno di noi. Io ritengo che la vita inizia dal concepimento. Concordo che la legge 194 non è stata pienamente applicata. Trovo giusto che la Regione Umbria abbia deciso di tutelare la donna con una degenza di tre giorni in ospedale piuttosto che assumere un pillola e vivere comunque da sola una sofferenza che è anche fisica negli effetti collaterali. Capisco le situazioni al limite per cui l’aborto è necessario. Ma penso che nessuno Stato ha il diritto di legittimare l’aborto. Voto contrario”.
Giovannini: “a mio giudizio si è sviato il contenuto della mozione che va nell’ottica di ribadire che non è giusta né doverosa l’obbligatorietà dei tre giorni di degenza ospedaliera, ma invece serve tutelare il più possibile la scelta della donna. Che deve essere messa in condizione di scegliere. Ovviamente l’aborto non è materia di competenza del Consiglio Comunale che ha invece competenza sulla garanzia di un esercizio di libertà per la donna”.
Croce: “concordo con Giovannini, ma non con quanto dichiarato dall’Assessore Sartini che avendo un ruolo pubblico non è tenuta ad entrare nel merito dei contenuti scientifici. Ribadisco che la mozione è finalizzata al riconoscimento del diritto di autodeterminazione della donna. Favorevole”. 

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Ultimo aggiornamento
23/10/2020