LA STORIA
Il Teatro di Orvieto fu inaugurato il 19 maggio 1866 con l’opera “La Favorita” di Donizetti. Come succedeva generalmente per i teatri dell’epoca fu dedicato inizialmente alle muse Talia, Melpomene ed Euterpe ma nel 1922 la città di Orvieto tributò onoranze ufficiali ai fratelli musicisti Luigi e Marino Mancinelli, entrambi direttori di orchestra e compositori, proprio nel teatro che in loro nome fu chiamato Teatro Mancinelli.
Finanziato dal Ministero per i Beni culturali e ambientali, nel 1991 inizia il il restauro del Teatro Mancinelli che, dopo un primo progetto sospeso per mancanza di fondi, si trovava in pessime condizioni. Nel dicembre 1993 il Teatro Mancinelli viene restituito alla città nel suo splendore e da allora ospita programmazioni di alta qualità: stagioni di prosa, teatro comico, musical, opera, operetta, concerti, cabaret, danza, spettacoli per bambini, teatro di innovazione, eventi e naturalmente Umbria Jazz Winter.
L’INTERNO
La platea è caratterizzata da un elegante ampio spazio interno illuminato da uno splendido lampadario che, un tempo capovolto e ornato da candele, scende dal soffitto riccamente decorato. La luce e i colori del plafond attirano subito lo sguardo verso i dipinti realizzati a tempera. Il romano Cesare Fracassini si occupò delle pitture di figura mentre il perugino Annibale Angelini dipinse partiture decorative come i paesaggi.
Sul soffitto decorato le dodici allegorie della Danza delle Ore nelle vesti di eteree figure femminili, Il linguaggio decorativo, come tutto l’impianto architettonico, rimanda all’ideale classico neo-rinascimentale tanto in voga nel XIX secolo.
Nell’arco armonico, suddiviso in tre esagoni, sono raffigurate tre muse, ispiratrici e protettrici delle arti: Melpomene, che simboleggia la tragedia, Euterpe, inventrice e protettrice della musica, e Talia, che presiede la commedia. Tragedia, musica e commedia compaiono, seppure con altre iconografie, anche all’entrate del teatro e sulle pareti del foyer.
IL PALCOSCENICO
Parte fondamentale del teatro, la cui capienza è di 560 posti, è il palcoscenico, che sovrasta la buca dell’orchestra, ha una superficie di ben 290 metri quadrati e un’altezza di 15 metri. Il sipario principale, di un velluto rosso porpora, ha due tipi di apertura: all’italiana (in diagonale) e alla greca (in orizzontale). Due sono comunque i veri e propri sipari del teatro, ossia quelli dipinti. Il primo, chiamato “storico”, dipinto a tempera su tela in soli 40 giorni da Cesare Fracassini, rappresenta la cacciata dei Goti da Orvieto a opera di Belisario. L’accaduto risale al 535 d.C. e richiama un tema patriottico che ben si adatta all’ideale risorgimentale della seconda metà dell’800. L’altro sipario, detto “comodino”, fu eseguito nel prospetto architettonico da Annibale Angelini, ma fu Fracassini a dipingerne le figure. Ognuno dei due sipari del teatro Mancinelli è composto da 18 strisce di tela accostate in verticale e cucite sul retro.
IL FOYER (IL RIDOTTO)
Particolarmente affascinante il foyer (o ridotto) che si trova al piano nobile e che viene utilizzato oggi come sede di convegni, incontri, matrimoni civili e anche per particolari concerti e spettacoli. Sul soffitto, al centro di ogni lato, sono rappresentate le Quattro Stagioni. Le nicchie contengono le statue di gesso sul modello marmoreo di quelle classiche. Nella Sala Gialla attigua, così chiamata per il colore delle pareti, Fracassini dipinse, al centro del soffitto, l’Armonia. Nella sala di destra, detta Sala Blu, è raffigurata la Poesia alata.
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