“Il progetto – ha affermato il Sindaco Germani – è pensato per le generazioni attuali e quelle che verranno dopo di noi. Il riconoscimento a cui aspiriamo è motivato dal desiderio di lasciare un territorio integro come ci è stato lasciato dalle generazioni che ci hanno preceduto. La candidatura è arrivata fino a Parigi, ora manca l’ultimo tassello che sarebbe molto importante per il territorio, per l’economia e lo sviluppo che in questi anni è stato ed è al centro della nostra azione politico-amministrativa”.
“E’ un grande onore per noi tutti condividere questa giornata con i vertici dell’Arma dei Carabinieri Forestali che, per le competenze e l’eccellenza professionale che le caratterizza sono di per sé un riconoscimento al nostro progetto” ha sottolineato l’Avv. Francesco Paola presidente del Comitato “Monte Peglia per Unesco”, che ha poi illustrato il progetto che si origina nel Comune di San Venanzo, forse il più “naturalizzato” d’Italia per la sua estensione territoriale. Un’ampia zona vulcanologica e forestata, quella del comprensorio del Peglia, al centro dell’Umbria e quindi dell’Italia, ponte e punto di congiunzione tra le Riserve naturali d’Italia e d’Europa, dalle Dolomiti e dalla Mitteleuropa all’Etna, dal piccolo Vulcano, il nostro, al grande Vulcano e al Mediterraneo, e ai tempi delle crisi e delle emergenze climatiche, è messaggio simbolico fortissimo e travalicante.
Sullo sfondo, la storia multidimensionale atavica e millenaria di Orvieto, che ha inteso destinare la parte più naturalistica e intatta del suo territorio al Progetto MAB Unesco, affinché si percepisca e sottolinei che tutto è un unicum, l’unicità senza distinzioni che compete alla stessa Orvieto quale Capitale delle Città del “vivere lento”, o “Città slow”, insieme a Parrano, a San Venanzo e alla sua estesa zona forestata e alla fiorente cittadina di Ficulle ad essenziale completamento del quadro.
Un unico territoriale a San Venanzo che comprende ben tre borghi medievali diversi: Poggio Aquilone, Civitella dei Conti, Rote Castello, con storie diverse, risultato di antichi conflitti e di ricomposizioni mutevoli e, oggi come allora, crocevia. Gli Statuti medievali dei Comuni che promuovono la Riserva furono tesi allo sforzo, laico e costituzionale, di edificare gradualmente una filosofia ed un governo delle dinamiche, per quell’epoca globali, dei diritti civili e di cittadinanza, dei conflitti, e divennero il limite naturale degli interessi privati o corporativi. Posero le stesse basi del diritto internazionale pubblico e privato, in luoghi in cui lasciarono il segno Federico Barbarossa ed Enrico VIII. Precursori a proprio modo, quegli Statuti, delle Costituzioni moderne e dell’esigenza di giustizia e di linguaggi universali, così come si propone di esserlo la governance di questo Progetto essenziale per queste aree rurali speciali e uniche.
Tale territorio oggi si candida a riprendere e proseguire la propria vocazione “naturale” di ponte e punto di raccordo strategico tra le varie realtà del Paese, per processi di coesione vari e plurali.
“Il Comitato ‘Monte Peglia Mab Reserve’ – ha precisato Francesco Paola – reputa che un progetto MAB, lungi dal preferire dimensioni statiche, o sterili cristallizzazioni dell’esistente, è intrinsecamente dinamico, ed è volto a valorizzare ed aggregare realtà meritevoli, per istituire dei collegamenti di sistema.
Il Comitato promotore vorrebbe realizzare un ‘serbatoio naturale’ della biodiversità che faccia delle peculiarità dell’area, sia sotto il profilo selvicolturale sia sotto il profilo faunistico (oltre 40 specie di mammiferi), un punto di riferimento, al ‘Centro del Centro’ dell’Umbria e quindi dell’Italia e dell’Europa, ed un punto di snodo di fortissimo valore simbolico.
Varietà e qualità, nella compresenza di soggetti pubblici e privati, enti di ricerca, università e associazioni a vario titolo operanti sul territorio e non solo, sono i principi Unesco rispecchiati nel progetto”.
“Il nostro Comitato – ha soggiunto – è espressione di aggregazioni qualificate e spontanee. E’ ‘nato dal basso’ e intende creare un luogo sperimentale a vantaggio del territorio, e insieme ‘luogo-simbolo’ di tutte le aree svantaggiate, in applicazione delle MAB Strategy 2015-2025.
Esso aspira a proporre modelli sostenibili, ponti e collegamenti internazionali sui temi della cultura biologica e biodinamica, ed insieme di coesione civile per essere antidoto e anticorpo alla frammentazione, alla violenza e alle disunità diffuse, per valori universali e di solidarietà civile che non hanno e non devono avere confine”.
“Le attività conseguenti alla costituzione dell’Associazione ‘Monte Peglia Progetto per Unesco’ con l’obiettivo di realizzare il Progetto sono stati: il protocollo di intesa e la costituzione di un partenariato pubblico-privato che delinea anche la ‘governance’ della Riserva mediante modelli partecipativi ed aperti, successivamente è stato costituito un Comitato scientifico indipendente composto da studiosi delle scienze naturali e delle biodiversità; il terzo step è stato invece la progettazione della candidatura mediante apporti di varia natura, ed una dialettica viva e presente con tutti i soggetti pubblici e privati coinvolti. Non sono stati richiesti sinora fondi pubblici, sino alla compiuta verifica e validazione del Progetto reputando tra l’altro che esso debba essere realizzato, in adesione dei principi Unesco, mediante apporti di qualità plurimi e spontanei, in modo che non possa essere percepito come ‘imposto dall’alto’.
La progettazione – ha concluso – è stata partecipata attraverso riunioni del comitato scientifico, incontri con stakeholders istituzionali, incontri tematici dedicati alla discussione su temi specifici, conferenze stampa, interventi a convegni ed incontri che hanno avuto larga eco sui media”.
Di modelli sostenibili per lo sviluppo dei territori e relazioni internazionali ha parlato Daniele Cenci, Magistrato presso la Suprema Corte di Cassazione che in apertura del suo intervento ha sottolineato come “la presenza dei vertici dell’Arma Carabinieri Forestali da il senso dell’attenzione delle Istituzioni verso questi temi”.
Rivolgendosi con particolare attenzione agli studenti, il Dott. Cenci ha parlato dello “sviluppo sostenibile come principio di diritto internazionale”. Ha ricordato lo scenario internazionale in cui opera l’Unesco, agenzia specializzata dell’ONU per realizzare “l’obiettivo dello sviluppo sostenibile compatibile con l’uso delle risorse naturali che possa assicurare il soddisfacimento delle generazioni attuali e future”. A tale proposito ha posto l’accento sulla diversità biologica e sulla preservazione.
Negli ultimi 40 anni Unesco ha istituito alcune centinaia di riserve biosfera. La biodiversità a livello internazionale è stata messa in atto una strategia di salvaguardia della diversità biologica nella logica non di riserva indiana ma di funzionalità e fruibilità. Unesco non agisce da solo in questo settore, dove opera attivamente anche la FAO.
Nel tempo sono stati compiuti molti passi importanti: la convenzione per il riconoscimento della biodiversità sottoscritta da oltre 150 paesi; atti internazionali che riconoscono il ruolo degli agricoltori quali custodi del patrimonio della biodiversità. Nel nostro Paese la costituzione del Ministero dell’Ambiente è del 1986 e da allora l’Italia ha aderito a tutta una serie di convenzioni internazionali e soprattutto al programma scientifico intergovernativo MAB avviato da Unesco per armonizzare il rapporto uomo-natura e per preservare e conservare le biodiversità. L’obiettivo primario del programma MAB è infatti la conservazione delle risorse delle riserve della biosfera.
“La riserva pertanto non è un museo o una tutela difensiva – ha concluso – ma la dimostrazione sul campo dell’assoluta centralità della biosfera, una centralità in movimento nell’ottica dello sviluppo sostenibile. Creare delle riserve è uno sprone nobile che coinvolge singoli individui e corpi sociali. Per tutte le specificità di questo territorio è quindi auspicabile il riconoscimento Unesco al sito del Monte Peglia e al suo territorio”.
“L’iniziativa per l’istituzione di una riserva mondiale per la biosfera Mab Unesco nel comprensorio del Monte Peglia è importantissima a corredo della quale sono determinante un piano di avanzamento generale e culturale del territorio, un piano di tutela ambientale e la certificazione delle varie attività svolte sul territorio, per i quali è fondamentale fare ciascuno la nostra parte: dalle istituzioni, alle scuole, agli operatori economici, agli studenti” ha dichiarato Marco Vinicio Galli, Direttore del demanio dell’Agenzia forestale regionale.
“Radiografare tutte le attività del territorio compatibili con la riserva della biosfera significa analizzare i propri comportamenti singoli, strutturali, organizzativi. C’è un percorso per le aziende e per gli enti (certificazione ISO 2001, certificazione ENAS) per il riconoscimento della valenza di riserva ambientale. Questo è essenziale a fronte della necessità di tutela la salute e le specie umana, animale e vegetale. La situazione mondiale è seria perché la nostra vita sociale è impostata al consumismo, per questo la messa in discussione degli accordi per la difesa ambientale è preoccupante.
Questa proposta di così ampio respiro è stata oggetto di riflessione e lo studio per le caratteristiche climatiche e quello geomorfologico ci hanno consentito di ritenere che questo territorio è oggettivamente ad altissima vocazione ai fini del riconoscimento di riserva MAB. L’attenzione per la nascita di nuove riserve ambientali viene guardata con attenzione ed interesse. Non so se il percorso di riconoscimento andrà a buon fine ma, in ogni caso, sul territorio occorre andare avanti su questa strada, andando oltre e creare un organismo che in futuro possa gestire una futura riserva.
Esprimo plauso al comitato e al presidente Avvocato Paol. Come Agenzia forestale regionale confermiamo l’attenzione a questa iniziativa e a stringere una sintonia con altre aree di interesse naturalistico in ambito regionale. La gestione di queste aree assegnate oggi alle Comunità Montane disciolte va evoluta con la creazione di organismi che sappiano gestire queste aree protette e creare una rete regionale dove si possa realizzare un nuovo modello di sviluppo di questa regione per i prossimi decenni. Senza trascurare l’elemento formativo delle giovani generazioni che è giusto facciano esperienze di studio all’esterno ma è fondamentale che costruiscano il loro futuro sul proprio territorio”.
In rappresentanza delle Categorie Produttive, hanno parlato gli imprenditori Rossana Ponziani e Daniele Zaganella. La prima ha definito molto importante l’Area del monte Peglia. “La mia idea – ha detto – era quella di creare un’azienda di eccellenza e un giardino nel centro Italia. Una impresa ma anche un luogo di memoria, di tradizioni, dove vivere il rapporto etico con noi stessi e con il territorio attraverso la bellezza. Questo progetto può creare professionalità, auspico quindi che i ragazzi siano sensibili a questi temi e che facciano una scelta in questa direzione per coronare un loro sogno”. Il secondo si è soffermato invece sul connubio fra territorio e qualità dei prodotti sostenendo che “occorre invertire la rotta nella direzione della tutela dell’ambiente e della salute dell’uomo, ovvero più rispetto della natura e più salute e qualità della vita. Purtroppo è ancora diffusa la scarsa collaborazione, e ogni giorno compiamo gesti che compromettono l’ambiente, ma possiamo correggere questi comportamenti. Nell’esportare i nostri prodotti abbiamo visto che la qualità e il rispetto dell’ambiente pagano”.
Il Prof. Tiziano Gardi, docente universitario e apicoltore ha evidenziato, dal canto suo, l’importanza della biodiversità e delle fortificazione delle razze italiche, ovvero della conservazione di specie autoctone in aree protette. “Un ruolo importante – ha detto – è svolto dalle api la cui conservazione è fondamentale. Il parco del Monte Peglia offre delle opportunità per questi insetti autoctoni l’augurio quindi è che il percorso per il riconoscimento del progetto giunga a compimento e che lo stesso progetto si realizzi”.
“Il progetto è prestigioso e molto singolare anche nella costituzione del comitato promotore che on è un Ente ma è composto da professionisti in un territorio – ha sostenuto il Colonnello Gaetano Palescandolo, Comandante Regionale dei Carabinieri forestali dell’Umbria – il ruolo dell’Arma dei Carabinieri è quello di una possibile e auspicabile attività di collaborazione convenzionata con il comitato promotore. La presenza dei Carabinieri sul territorio è composta da tre articolazioni della stessa Arma ed è a garanzia dell’alta efficienza in termini di tutela ma anche tesa alla possibilità di sensibilizzazione, informazione e formazione diretta e indiretta; tema questo della formazione da sviluppare anche nella direzione della legalità ambientale. Ci sono poi i progetti ‘life’, i progetti di ricerca con bandi e borse di studio per studenti nella prospettiva occupazionale, e la possibilità di supportare e/o partecipare a progetti di rilevanza strategica in attività di partenariato anche internazionale. E’ stato fatto un percorso significativo per arrivare ad un primo traguardo, ma non bisogna accontentarsi ed ambire a mete più ambiziose. La mission dell’Arma dei Carabinieri è quella di ‘stare con i cittadini, per i cittadini e al servizio dei cittadini’ che si avvicina molto alle finalità di questa associazione”.
“La presenza dell’Arma dei Carabinieri Forestali è insita nello spirito dell’iniziativa di oggi che è quella della vicinanza ai bisogni del territorio unita alla capacità di tradurli nel concreto – ha detto il Generale di Divisione, Davide De Laurentis, Vice Comandante Unità Forestali, Ambientali e Agroalimentari Carabinieri – oggi la nostra presenza e il sostegno espresso attraverso una lettera di intenti alla candidatura al riconoscimento Unesco di questo progetto, è una testimonianza di sinergie possibili. Il coinvolgimento delle scuole e dei docenti è fondamentale. Il Corpo Forestale è confluito nell’Arma dei Carabinieri di recente e oggi gestisce alcune aree importanti dell’Italia Centrale.
La tutela della biodiversità è un tema strategico perché è alla base degli equilibri ecologici mondiali, e di servizi e beni di incommensurabile valore come l’acqua, l’aria, i prodotti e la vita che svolgiamo. La biodiversità va considerata anche sotto l’aspetto economico, culturale e sociale. I presidi medici usati per la cura delle malattie sono prodotti in laboratorio, ma le molecole prodotte sono di origine naturale. Pensiamo quindi a quante specie si estingueranno. Solo pensando alle specie alimentari a livello mondiale, la maggior parte di esse non sono state studiate nella prospettiva di sfamare le aree più povere del mondo, andrebbe impressa invece una vera e propria inversione di tendenza prima della loro estinzione. La nostra presenza dunque è significativa e massiccia per questi valori. Oggi ci sono 130 riserve naturali sparse in Italia, e parchi naturali, dove viene svolta una intensa attività di controllo contro l’inquinamento. Il fatto che questo percorso sia partito dai territori è di per sé un fatto singolare quanto fondamentale, perché un percorso avviato dal basso è sicuramente virtuoso e sentito”.
“Una iniziativa unica proprio perché nasce dal basso non calata dall’alto – ha ribadito il Generale Antonio Ricciardi, Vice Comandante Generale dell’Arma dei Carabinieri e Comandante dell’Unità Tutela Forestale, Ambientale e Agroalimentare Carabinieri – a questo incontro siamo presenti con tante rappresentanze dei Carabinieri che hanno compiti diversi ma che sono uniti dalla vicinanza ai cittadini e dalla tutela ambientale. Il nostro ruolo distingue le competenze dell’essere forza di polizia da quelle orientate allo studio e alla ricerca delle specie e razze autoctone per programmi di sviluppo in campo scientifico di livello europeo e nazionale.
L’ambiente non è qualcosa di diverso da noi. Noi tutti siamo ne siamo parte e se uccidiamo l’ambiente, l’uomo muore. Nei confronti dell’ambiente dobbiamo avere perciò un rispetto come lo abbiamo per noi stessi. Mangiamo ciò che abbiamo immesso nell’ambiente. In questa consapevolezza è importante il concetto dello sviluppo sostenibile: non consumare più di quanto si può produrre. Oggi ci vuole maggiore consapevolezza, servono le aree protette che sono dei laboratori, servono i parchi per acquisire coscienza dei problemi e per far crescere nuove competenze attraverso un percorso di conoscenza e formazione di nuove abilità. Servono modelli di gestione e di attuazione. Il livello internazionale è indispensabile e non si può starne fuori, anche nel campo della tutela ambientale. In questa prospettiva, dunque, ci sarà la presenza dei Carabinieri, sia per motivi istituzionali, sia per collaborare insieme in un percorso virtuoso”.
Nel ringraziare le alte professionalità dei Carabinieri Forestali, l’Avv. Francesco Paola ha ribadito quanto sia fondamentale la consapevolezza e l’autocoscienza di certi processi.
“Noi tutti, a livello mondiale, abitiamo delle realtà interdipendenti, che sono luoghi atipici ma di relazione internazionale – ha precisato – le dinamiche su scala mondiale ci riguardano e questo progetto può dare moltissime risposte alle aspettative dei cittadini. Ringrazio i Sindaci, dei Comuni che hanno aderito. Abbiamo situazioni complesse e stiamo stringendo degli accordi con soggetti che sono attratti dal nostro modello di sviluppo e lo sostengono (ad esempio il Protocollo d’Intesa con la Provincia autonoma di Bolzano a sostegno dei giovani) a dimostrazione che questi processi di consapevolezza non hanno confini. Processi di relazioni internazionali da governare in una relazione costituzionale. Pensiamo ad un luogo in cui tutti possono abitare per fare ricerca e in cui in giovani possono valorizzare il proprio intelletto in un Paese che riconosce il valore del talento. Questa visione strategica è nel futuro. L’auspicio è che le altissime professionalità dell’Arma dei Carabinieri Forestali possano dirigersi verso il governo di questi processi”.
A chiusura del convegno (i partecipanti hanno poi visitato il sito Riserva naturalistica del Monte Peglia) il Sindaco di Orvieto Germani ha concluso: “la presenza dei vertici dei Carabinieri Forestali ci ha onorato. In questi anni abbiamo messo insieme un’area di 20 Comuni, unica nel sud-ovest dell’Umbria. Dal lavoro di 20 Sindaci è scaturita la consapevolezza di valorizzare le peculiarità del nostro territorio. Abbiamo ottenuto i primi finanziamenti pubblici per oltre 14 mln di euro. Quello di oggi è un ulteriore passo in avanti, ed intensifichiamo il nostro impegno affinché è il riconoscimento arrivi a compimento. Se non arriverà dovremo comunque lavorare sempre con questo spirito. Abbiamo comunque buone possibilità di portare a casa il risultato”.