Al Mancinelli “Il Gabbiano” di Cechov, in prima nazionale
COMUNICATO STAMPA n. 050/19 G.M. del 23.01.19
Al Teatro Mancinelli PRIMA NAZIONALE de IL GABBIANO DI ČECHOV. Nel cast MASSIMO RANIERI e CATERINA VERTOVA. Regia di GIANCARLO SEPE
(ON/AF) – ORVIETO – C’è attesa al Teatro Mancinelli di Orvieto per la messa in scena in PRIMA NAZIONALE, sabato 26 gennaio alle 21 e domenica 27 alle 17 de IL GABBIANO (à ma mère) di Anton Čechov, in un’inedita edizione che vede per la prima volta insieme due protagonisti assoluti del teatro italiano: MASSIMO RANIERI e GIANCARLO SEPE.
Per uno dei testi più noti e rappresentati di sempre, pietra miliare della drammaturgia mondiale, una grande produzione – Diana Or.i.s. srl e Rama 2000 srl – ed un allestimento imponente, con attori di ottimo livello recitativo. Accanto a Massimo Ranieri, nella parte di Irina Arkàdina, l’attrice di grande fascino e finezza espressiva Caterina Vertova. Completano il cast Pino Tufillaro, Federica Stefanelli, Martina Grilli, Francesco Jacopo Provenzano. Scene e costumi Uberto Bertacca, musiche Harmonia Team, disegno luci Maurizio Fabretti.
La storia di Treplev, scrittore incompreso, del suo amore per Nina, il suo rapporto di odio/amore con la madre Irina, anziana e famosa attrice, e poi tutti gli altri splendidi personaggi con le loro intense storie scritte magistralmente dal giovane Čechov rivivono in questo nuovo e rivoluzionario adattamento di Giancarlo Sepe.
“Alla prima uscita de IL GABBIANO l’insuccesso fu pieno – afferma il regista Giancarlo Sepe – l’autore già reduce da un altro tonfo alla prima di IVANOV (che si tramutò in un successo in un’altra città), era incredulo, stentava a capire cosa fosse successo. La sua precoce affermazione con i suoi racconti (amati da Tolstoj) pubblicati in riviste letterarie e no gli aveva alienato le simpatie della critica che lo tacciava di arroganza e iattanza: Anton faceva una vita ritirata, non frequentava i salotti e faceva il medico, aiutando la povera gente. Amava più di ogni altra cosa la sua solitudine, arrivò a dire: vorrei incontrare una donna nella mia vita, bella come la luna, e come la luna che si affacci di tanto in tanto, anzi sarebbe meglio che vivesse in un’altra città.
Cechov voleva capire il perché dell’insuccesso de IL GABBIANO e chiama l’unica persona affidabile, un critico musicale di origine francese che non aveva di che essere geloso e rivendicativo, un uomo dalla cultura imperante nella Russia del secolo, la cultura francese, un uomo che conosceva l’eterna armonia dei sentimenti, anche di quelli apparentemente contrastanti, Marcel, questo il suo nome, legge davanti a Cechov il suo testo e alla fine si sprigiona in un’esegesi, un’analisi spregiudicata del testo e la messinscena parte come una emanazione spontanea dalle sue parole che diventano battute del testo e frasi di canzoni meravigliose di cui lui solo ne possiede il segreto interpretativo. Musica e Cechov un connubio che sa di favola e di miracolo, la commedia arriva a toccare il suo cuore come quando l’aveva scritta”.
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Ultimo aggiornamento
23/01/2019