Audizione in 1^ Commissione del Presidente Fondazione “C. Faina” sulla governance dell’istituzione culturale

Data:

Audizione in 1^ Commissione del Presidente Fondazione “C. Faina” sulla governance dell’istituzione culturale

COMUNICATO STAMPA n. 727/20 Commissioni Consiliari – Audizioni del 13.10.20 
Esiti audizione del Presidente della Fondazione per il Museo “Claudio Faina” in Conferenza Capigruppo Consiliari sulla vendita di Villa Montiolo
 
(ON/AF) – ORVIETO – Convocata dal Presidente del Consiglio Comunale, Umberto Garbini e alla presenza del Sindaco, Roberta Tardani, si è riunita nel pomeriggio di ieri presso l’Aula Consiliare, la 1^ Commissione / Conferenza dei Capogruppo per l’audizione del Dott. Daniele Di Loreto Presidente della Fondazione per il Museo “Claudio Faina” in merito alla gestione della stessa.
Presenti il Sindaco, Roberta Tardani, il Vice Presidente del Consiglio Comunale, Silvia Pelliccia (in rappresentanza anche del Capogruppo Andrea Sacripanti, assente giustificato), i Capigruppo: Alessio Tempesta, Stefano Olimpieri, Andrea Oreto e i Consiglieri: Anna Celentano e Gionni Moscetti. Assenti i Capigruppo: Giuseppe Germani, Martina Mescolini, Franco Raimondo Barbabella, Donatella Belcapo, Cristina Croce (assente giustificata) e il Consigliere Federico Giovannini (Vice Presidente del Consiglio Comunale). 
Il Presidente della Fondazione Faina, il Dott. Di Loreto ha riferito circa l’attività e la governance dell’ente culturale, la situazione economica e il bilancio, la vendita e valorizzazione di Villa Montiolo e sul piano industriale 2021/2023.
“La Fondazione Faina – ha detto – nasce nel 1957 a seguito del lascito testamentario di una collezione archeologica di elevato valore scientifico e altri beni strumentali da parte del Conte Claudio Faina, nel 1954. La Fondazione ottenne il riconoscimento della personalità giuridica nel 1959, in Umbria era la terza dell’elenco regionale ed oggi è rimasta l’unica. Una Fondazione culturale pensata con grande lungimiranza dal Conte Faina per realizzare sin dalla sua costituzione, tre finalità: l’attività museale (istituzionale), l’attività immobiliare (per la gestione degli immobili ad uso abitativo e commerciale) e l’attività agraria. 
La prima ha registrato sempre una perdita consistente come avviene in quasi tutti i musei del mondo. Senza scomodare istituzioni come il British Museum o il Museo del Prado, e limitandoci solo ad un confronto fra i musei presenti in piazza Duomo ad Orvieto: Museo dell’Opera del Duomo, Museo Archeologico Nazionale e Museo Faina, possiamo verificare che il primo, riaperto nel 2006, per poter sopravvivere viene proposto ai visitatori, da parte dell’Opera del Duomo, con un biglietto d’ingresso unico alla Cattedrale e alla Cappella del Signorelli che sono elementi fortemente attrattivi; il secondo essendo un museo nazionale può garantire il conto economico in equilibrio grazie all’intervento dello Stato, mentre il Museo Faina che è un museo civico e non riceve risorse pubbliche, non può coprire i costi di gestione con i soli ricavi della biglietteria e del bookshop, né le rendite patrimoniali sono sufficienti ad assicurare nel tempo il sostentamento dell’istituzione culturale; i beni strumentali infatti hanno diminuito la loro redditività e la resa degli immobili, tanto che in passato la Fondazione è più volte dovuta ricorrere alla vendita straordinaria del patrimonio. Le rendite agrarie dopo la conclusione dei contratti di mezzadria riflettono la situazione economica del momento. E’ stato interessante, sebbene scoraggiante, sapere da una indagine storica condotta sulle aziende agrarie appartenute a importanti famiglie dell’altopiano dell’Alfina, che non ne è rimasta più nessuna ad eccezione di quella della Fondazione Faina, perché è sempre stata gestita con attenzione massima all’attività agricola. Una famiglia blasonata di grande valore – molti esponenti della Famiglia Faina furono protagonisti di opere epiche nel Risorgimento, altri furono valenti Senatori del Regno, valenti ufficiali e professori – che agli inizi del Novecento costituì l’Istituto Internazionale di Agricoltura, poi trasformatosi nell’attuale FAO. Si deve alla famiglia Faina anche la prima facoltà Agraria all’Università di Perugia. Anche per questa ragione in seno all’organo di governance della Fondazione Faina è nominato un componente di questa facoltà. 
Altre vicende riguardano ad esempio il palazzetto Faina dove attualmente si trova l’Archivio di Stato. Nell’immobile, prima dello spostamento dell’Archivio dal Palazzo del Popolo, c’erano sei appartamenti, il risultato è che oggi il palazzetto rende appena 21 mila euro annui, mentre invece gli appartamenti in affitto su piazza Duomo avrebbero dato almeno il doppio del reddito. Un impoverimento progressivo della redditività del patrimonio quindi che ha messo in crisi la capacità della Fondazione di far fronte ai costi di gestione del Museo Faina ed un quadro generale che dimostra l’oggettiva difficoltà di migliorare le performance dello stesso già in una situazione normale, figurarsi nell’attuale momento storico di gestione dell’emergenza sanitaria”.
“La Fondazione ha un organo di governance che venne disegnato dal Conte Faina con grande lungimiranza – ha proseguito Di Loreto – è amministrata da una Commissione composta dal Presidente nominato dal Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo, dal Vescovo di Orvieto, dal Sindaco, da due Consiglieri nominati dal Consiglio Comunale, da un Consigliere nominato dal Prefetto di Terni e da un Consigliere nominato dal Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Ambientali dell’Università di Perugia. Soggetti che, ad eccezione del Vescovo, sono tutti nominati da enti pubblici diversi ma coordinati fra loro. 
Per un anno abbiamo lavorato per verificare tutte le criticità scegliendo di non fare proclami, perché abbiamo ritenuto che le scelte fatte nel passato fossero le più giuste per quel momento storico. Quindi nessuno giudica o condanna i nostri predecessori. Parallelamente abbiamo sviluppato l’attività scientifica della Fondazione: dopo la nuova guida del museo presentata nei giorni scorsi – la precedente avrà un posto d’onore nella biblioteca del Museo –  che è stata realizzata a costo zero per la Fondazione e grazie all’impegno di tante persone e  con una foto gallery realizzata nell’ambito del progetto di Alternanza Scuola-Lavoro, abbiamo altre iniziative in cantiere. Sabato prossimo verrà presentato il progetto ‘Museo Civico. 50 opere d’arte della storia di Orvieto’, a costo zero per la Findazione, l’editore la realizzerà a rischio di impresa. Si tratta di una operazione di sistema che coinvolge 7 istituzioni, 27 autori e si riferisce a 50 opere del territorio attraverso le quali raccontiamo la storia di Orvieto. Il 22 ottobre parteciperemo alla XI edizione del Festival della Diplomazia a Roma con un video che attraverso il Museo promuove la città.  Se non ci fosse stato il Covid avremmo avuto una iniziativa in collaborazione con il Pontificio Consiglio per la Cultura e con l’Istituto Italiano Treccani. Stiamo cercando di abbinare il luogo della Fondazione Faina con le più grandi istituzioni culturali e scientifiche esistenti in Italia e all’estero. L’attività scientifica, a costo zero, non si è fermata con il Covid. Per questo desidero manifestare il plauso a tutto il personale della Fondazione Faina che ha espresso un livello di professionalità elevato con un coinvolgimento molto alto nella vita dell’Istituzione”.  
“Alla Commissione amministratrice ho fatto presente la situazione di cronico squilibrio finanziario ed economico della Fondazione fra rendite del patrimonio immobiliare, urbano e rurale e costi di gestione dell’attività museale, caratterizzato da una situazione strutturale debitoria importante che si sta verificando da diversi anni di cui, già a gennaio 2020, la Commissione ha deliberato l’esigenza di redigere un piano industriale. Anche il ricorso al credito bancario che è stato fatto negli ultimi anni e che determina degli oneri gestionali ha suggerito di andare quanto prima al ripianamento delle posizioni debitorie. La Commissione aveva due opzioni di scelta: 1) chiudere il Museo, 2) vendere la Villa di Montiolo trovando un acquirente. Questo avrebbe permesso di chiudere una vita debitoria pregressa e riprendere la vita del Museo. La vendita della villa deliberata al fine di procedere ad un riassetto della situazione finanziaria della Fondazione, è stata fatta a norma di legge”.

Successivamente sono intervenuti alcuni dei Consiglieri presenti. Stefano Olimpieri dopo aver ringraziato il Presidente Di Loreto per aver fornito informazioni che prima non conosceva, si è soffermato sulle finalità della Fondazione ed il patrimonio della stessa che sono aspetti inscindibili. “Dal dibattito di questi mesi – ha detto – sembrava che la vendita di Villa di Montiolo fosse una operazione inconsueta, quando invece alcuni anni fa altre istituzioni lo hanno fatto, come il Piccolomini Febei che vendette parte del patrimonio per realizzare lo scopo di una struttura funzionale per gli anziani del territorio. Oggi il patrimonio improduttivo di Villa Montiolo costituisce la base della valorizzazione futura del patrimonio culturale e per fare in modo che il Museo possa diventare centrale per la città e creare nuove sinergie. Chiedo quindi al Presidente notizie sulla vendita della villa e i rapporti con l’acquirente”.
“La villa è stata messa in vendita 31 anni fa, nel 1989 con l’autorizzazione del Comune insieme ad altri beni dell’azienda agricola per i quali la vendita ebbe seguito, ma non per la villa – ha risposto Di Loretoda allora la storia delle vendite andate deserte è segnata da vari tentativi che non hanno avuto esito per vari ragioni, a partire dal deperimento del bene. Malgrado la Fondazione ne seguisse costantemente il valore di mercato con valutazioni e stime sin dagli anni ’90 quando ebbe inizio una miriade di tentativi di vendita a trattativa privata, per la realizzazione di progetti interessanti, cito ad esempio quello per un ostello della gioventù in occasione del Giubileo ma poi i soldi non arrivarono.
Nel 2012 la Fondazione invita le agenzie immobiliari locali a vendere la villa e tra il 2015/2017 l’incarico oltre che rinnovato viene esteso ad altre agenzie immobiliari del senese e della Tuscia per ricercare un acquirente, finché il 20 dicembre 2019 la Fondazione ha ricevuto una proposta di acquisto a trattativa privata per 780 mila euro. La Fondazione ha quindi accertato il valore attuale della villa attraverso una ulteriore perizia giurata che ha fissato il prezzo di acquisto in 830 mila euro accettato dal proponente e deliberato dalla Commissione amministratrice. 
Dal momento che le precedenti aste risalivano al 2008 è stato chiesto al Comune di ripetere l’evidenza pubblica. 
A maggio è stata chiesta l’autorizzazione al Mibact che è stata rilasciata il 30 luglio. Il 20 agosto la Commissione amministratrice ha preso atto della documentazione e il 27 agosto il Consiglio Comunale ha deliberato a favore dell’alienazione il cui bando contenente l’esercizio del diritto di prelazione convenzionale, previsto dalla legge, da parte del potenziale acquirente e deciso d’intesa tra il Comune e la Fondazione, è stato pubblicato il 1° settembre con scadenza il 3 ottobre scorso. 
Premesso che nessuno vuole togliere valore alle cose e svendere alcunché, in questo modo sono stati realizzati almeno tre obiettivi: stimolare il mercato, garantire la vendita a 830 mila euro evitando un’altra asta deserta con il conseguente nuovo ribasso del prezzo e liberare il patrimonio dell’ente da un bene che non ha mai generato reddito per gli scopi della Fondazione che sono quelli della valorizzazione del Museo Faina”. 
“Nelle scorse settimane taluni hanno sostenuto ‘la villa non si può vendere!’ invocando l’art. 3 dell’atto costitutivo del testamento Faina che nasce da una volontà testamentaria e che non va manipolato ma contestualizzato. Nel testamento il Conte Faina dice che qualora il Comune e la Fondazione violassero le disposizioni statutarie i beni passano allo Stato. E’ stata quindi unanime la volontà della Commissione amministratrice di porre in equilibrio il patrimonio e lo scopo statutario della Fondazione che significa dare continuità e sviluppare l’attività del Museo e dell’Istituzione culturale salvaguardando i livelli occupazionali. 
Quanto all’utilizzo del cosiddetto ‘superbonus 110%’ per Villa di Montiolo di cui si è parlato in Consiglio Comunale, tale ipotesi non è praticabile in quanto gli edifici di categoria A8 sono esclusi dal provvedimento nazionale e, semmai lo fosse stato, avrebbe coperto meno del 4%.
La soluzione della vendita della villa, quindi contempera vari aspetti e il riconoscimento del diritto di prelazione convenzionale previsto dalla legge. Quindi tutti i passaggi sono stati fatti a norma di legge e con grande attenzione. Una operazione trasparente, conveniente e in linea con la normativa finalizzata ad avviare un progetto di valorizzazione e promozione della collezione archeologica e della struttura museale”.  
Anche Alessio Tempesta ha ringraziato per la puntuale e precisa spiegazione del Presidente della Fondazione Faina apprezzandone l’operato. “La considerazione che mi sento di esprimere – ha detto – è che la politica è veramente molto cambiata perché la sua nomina è fatta dal Ministero per i Beni Culturali e la villa è stata in vendita per 31 anni, senza che la politica locale e nazionale se ne siano occupati. Oggi però alcuni si indignano e chiedono visioni diverse, prospettive e programmi senza averne prodotti per 31 anni! La politica è cambiata perché ad una figura nominata dal Ministero, un Senatore della Repubblica, il Sen. Pavanelli (M5s), chiede l’intervento dello stesso Ministero sulla vendita della villa! Oggi poi in questa seduta della Commissione avrebbero dovuto essere presenti anche i colleghi della minoranza che un mese fa hanno argomentato al Consiglio Comunale il loro diniego alla vendita della villa. Ebbene questa era l’occasione giusta per chiedere chiarimenti. Una certa politica non è cambiata! Questa totale assenza dell’opposizione corrisponde ad una palese condanna per aver perso un’occasione”.
“La regola di base tra le istituzioni diverse è quella delle reciprocità. Come delegato del Ministero ho molto rispetto per tutte le espressioni istituzionali – ha replicato Di Loretoma evidentemente questa assenza denota che per taluni la regola della reciprocità non è applicata. Il nostro è un lavoro di squadra che va in parallelo con la passione che mettiamo nel nostro lavoro, a partire dai dipendenti del Museo di cui vogliamo conservare il posto di lavoro. Ho letto l’interpellanza in Senato che nasce da uno stimolo del Presidente di Italia Nostra Umbria. Sono atti legittimi di sindacato ispettivo. Magari se ci fosse stata una richiesta di chiarimenti diretta alla Fondazione Faina sarebbe stato tutto molto più semplice. Comunque, il 16 settembre ho inviato al Ministro una nota riepilogativa della vicenda che ho inviato anche al Sindaco. Le destinazioni urbanistiche dell’area di Montiolo fanno riferimento al PRG intercomunale di Castelgiorgio e Castelviscardo. Nessun imbarazzo neppure per l’agenzia ‘Green Tuscia’ che nel 2015 ha ricevuto un incarico a trattativa privata dalla Fondazione Faina con il limite temporale di 6 mesi, per una ricerca di clientela, non vincolante né per la Fondazione né per l’agenzia”. 
A conclusione dell’audizione, il Sindaco, Roberta Tardani ha sostenuto “il reale interesse sulla gestione della Fondazione e sulla vendita di Villa Montiolo è testimoniato dall’assenza di chi ha chiesto l’audizione ma poi non si è nemmeno presentato in commissione. Questo significa che le illazioni a cui abbiamo assistito in Consiglio Comunale erano tutte pretestuose e ingenerose le critiche rispetto alla trasparenza sulla procedura che è stata portata avanti per Montiolo. La realtà è che è stato compiuto un percorso virtuoso e attento. La Fondazione Faina, in collaborazione con il Comune, sta portando avanti progetti importanti per la valorizzazione del museo, la promozione e la crescita culturale della città. Sono molto delusa dall’assenza dei miei colleghi che hanno perso una occasione importante di confronto e approfondimento”.
Il Presidente del Consiglio Comunale, Umberto Garbini, infine, ha ringraziato il Presidente Di Loreto “per la presenza, il garbo e la puntualità dell’esposizione”, sottolineando che “l’assenza dei gruppi di minoranza è una sconfitta dell’intero Consiglio Comunale. Quando una parte del Consiglio non partecipa o non ha nulla da dire, o fugge, questo è un comportamento di estrema debolezza. La mancanza del confronto è sinonimo di mancanza di contenuti. Il Consiglio Comunale del 27 agosto scorso è stato aspro mentre oggi nell’occasione del confronto non c’è interlocuzione con i rappresentanti dell’opposizione, di cui, ad eccezione della Cons.ra Croce che ieri ha mandato il giustificativo della sua assenza, altri non hanno comunicato nulla. Poiché la Fondazione è di tutti la loro presenza anche se non attiva in termini di interventi, sarebbe stata opportuna almeno per ascoltare la genesi dell’alienazione di un bene finalizzato allo sviluppo di una istituzione culturale cittadina”.
 

Ulteriori informazioni

Ultimo aggiornamento
13/10/2020