Consiglio non approva la mozione sulla realizzazione, in Umbria, di una piena applicazione della Legge 194/1978

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Consiglio non approva la mozione sulla realizzazione, in Umbria, di una piena applicazione della Legge 194/1978

COMUNICATO STAMPA n. 167/22 C.C. del 10.03.22 
Consiglio non approva la mozione sulla realizzazione, in Umbria, della piena applicazione della Legge 194/1978, delle linee di indirizzo del Ministero della Salute su aborto medico e contrasto alle modifiche della legge regionale 11/2015
(ON/AF) – ORVIETO – Il Consiglio Comunale ha respinto (8 contrari: maggioranza; 3 favorevoli: Giovannini, Croce, Barbabella) la mozione presentata dal Gruppo Consiliare “Partito Democratico” con la quale si impegnava il Sindaco e la Giunta: ad attivarsi affinché tutti gli Ospedali della Regione possano garantire la somministrazione dei farmaci per l’aborto medico oltre al chirurgo con adeguate garanzie di privacy, con orari, strutture e personale adeguato e formato; a garantire la laicità dei Consultori, vigilando anche sull’adeguatezza in termini di personale, strutture e competenze scientifiche per seguire la gravidanza e l’interruzione di gravidanza; ad implementare i servizi consultoriali laddove necessario e promuovere campagne di informazione e di educazione sessuale e sentimentale da parte di operatrici ed operatori qualificate/i e specializzate/i; a garantire alle cittadine umbre l’impegno affinché possano avere finalmente facile accesso a tutte le forme più moderne di contraccezione e che i consultori possano fornirgliele gratuitamente (art. 2/194).
La mozione è stata illustrata dal Cons. Federico Giovannini (“Partito Democratico”) il quale ha evidenziato che “in Umbria, ad un anno dalla grande manifestazione di Perugia del 21 giugno 2020 che ha mobilitato migliaia di donne, di giovani e persone di tutte le età, la legge 194 e le Linee di indirizzo nazionali sull’aborto farmacologico che ne sono scaturite, non vengono ancora applicate. In molti Comuni della regione e, soprattutto, nelle due città più grandi dell’Umbria, Perugia e Terni, gli ospedali universitari non hanno mai iniziato la somministrazione della RU486 per le IVG (a Terni non è possibile effettuare nemmeno l’interruzione chirurgica) e, di conseguenza, non vengono formati nemmeno gli studenti di medicina su metodologie che ormai hanno da tempo superato per sicurezza e convenienza l’IVG chirurgica in tutti gli altri paesi d’Europa. Per questi motivi molte e molti consigliere/i comunali ed esponenti politici della Regione Umbria hanno deciso di attivarsi a supporto della RU2020 – Rete Umbra per l’Autodeterminazione nel contrastare politiche retrograde e lesive dei diritti delle donne, anche attraverso atti concordati. A settembre 2020, a differenza di altre regioni la Regione Umbria ha deciso di non permettere l’aborto medico nei Consultori e poliambulatori, così come non somministra contraccezione gratuita a differenza di altri regioni come la Toscana, l’Emilia Romagna, la Puglia e il Piemonte. La proposta di legge regionale atto n. 584 del 2020 intende modificare la L.R. n. 11 del 9 aprile 2015 ‘Testo Unico in materia di Sanità e Servizi Sociali’, al fine di imporre una sola figura di famiglia, composta da uomo e donna, di privatizzare i Consultori e aprire l’accesso a gruppi anti-choice, al solo scopo di intercettare le donne che richiedono aborto e contraccezione, con una grave violazione del diritto e della privacy. Il Consiglio d’Europa ha rivolto un richiamo all’Italia per le inadempienze sulla Convenzione di Istanbul sulla violenza contro le donne e la violenza di genere, per le quali si richiedono misure immediate con scadenza a tre mesi. 
Ad aggravare il quadro dell’accesso all’IVG e alla contraccezione c’è una contingente difficoltà per i più giovani ad informarsi, i consultori sono poco conosciuti con il 68% dei ragazzi e il 76% delle ragazze che non hanno mai avuto accesso a queste strutture. La contraccezione e l’educazione sessuale promosse dai Consultori hanno dimostrato ampia efficacia nel contribuire ad una diminuzione ulteriore del ricorso all’IVG. Il dato del ricorso all’IVG scende in misura maggiore nei territori dove i contraccettivi sono gratuiti, a tutela della salute riproduttiva delle giovani generazioni e delle donne, con programmi specifici di educazione alla salute e di educazione sessuale, con interventi mirati alla prevenzione delle interruzioni volontarie di gravidanza, dell’HIV e delle malattie sessualmente trasmesse, favorendo scelte informate e consapevoli verso la contraccezione con il supporto di personale formato dei Consultori (rientra in questo quadro anche la somministrazione gratuita dei contraccettivi) anche programmando corsi di formazione specifici in grado di raggiungere tutte le persone, senza esclusioni. Inoltre, la distribuzione gratuita dei contraccettivi si impone tenendo conto che le fasce che continuano a ricorrere all’IVG sono quelle a reddito più basso o fuori dal mercato del lavoro ed infine, i Consultori sono in grado di far fronte a varie esigenze senza che si gravi sulle strutture ospedaliere”.
Dibattito: 
Sindaco, Roberta Tardani: “la mozione non può essere accolta e oggi è strumentale per due motivi: fa riferimento ad una norma della Regione ormai superata dal momento che l’unico riferimento sono le linee guida del Ministero, e poi perché gran parte delle prerogative indicate nel documento non sono attribuibili al Sindaco. Quindi le donne umbre sono pienamente tutelate”.
Cristina Croce (Capogruppo “Siamo Orvieto”): “spiace che il Sindaco abbia preso questa posizione e che ancora nel 2022 si debba ribadire un principio che ormai attiene alla sfera dell’autoderminazione della donna. Ci sono linee guida nazionali ed europee che ormai sono approvate ed adottate da tutti i Paesi. Io voterò la mozione affinché in Umbria si realizzino provvedimenti che la mozione indica come aspetti fondamentali per la piena realizzazione della legge 194”. 
Andrea Sacripanti (Capogruppo “Lega – Salvini per Orvieto”): “la mozione avrebbe avuto un senso se la Regione Umbria avesse negato la somministrazione della pillola abortiva o se il Partito Democratico avesse avuto accertato che nel nostro ospedale non fosse praticato l’aborto attraverso la pillola. In realtà c’è qualcosa che stride con la legge e un anno fa la regione prese una decisione, ovvero: poiché la legge sull’aborto richiama a certe linee guida la Regione si è interrogata se la pillola abortiva rispondesse a queste prescrizioni, quindi ha interrogato il Ministero della Salute, dopo poco tempo il Ministro Speranza ha risposto che doveva essere somministrata la pillola secondo precise prescrizioni. Quindi che senso ha questa mozione? Soggettivamente io penso che l’aborto non rispetta la vita quindi rispetto alla legge 194 un medico deve capire come accompagnare la donna in questo difficile percorso, che non esclude peraltro il completamento della gravidanza. Oggi perciò la nostra regione applica le linee guida nazionali, pertanto invito a ritirare la mozione che risulta pleonastica”.
Stefano Olimpieri (Capogruppo “Gruppo Misto”): “concordo con Sacripanti: in Umbria c’è il rispetto delle legge nazionale. Anche io credo che la vita vada difesa dal concepimento fino alla morte naturale e che la è un valore indisponibile. Credo quindi che la 194 debba essere applicata nella sua interezza facendo in modo che vi siamo meno aborti possibili. La difesa della vita non può essere ridotta solo ad una pillola. E’ una materia complessa che sin dagli anni Settanta è ideologica. Non voterò la mozione e condivido il ritiro della mozione che nelle disposizioni finali già contiene quanto si applica in Umbria”.
Replica Giovannini: “spiace che né il Sindaco né i consiglieri Sacripanti e Olimpieri abbiano compreso lo scopo della mozione che vuole recuperare il gap sull’adeguato funzionamento dei consultori e sull’educazione sessuale. Se così fosse perché allora ci sono ancora manifestazioni in Italia, iniziative nei consigli regionali e comunali in cui si dibatte la questione. Il problema per noi esiste ancora, basti dire che manca un medico ginecologo presso il consultorio; quindi la mozione è fondata ed ha portato nel dibattito del nostro Consiglio delle valutazioni diverse ponendo la materia su un piano più largo che va oltre l’aborto in sé. Serve quindi un applicazione giusta e obiettiva di questa legge”.
Dichiarazioni di voto, Barbabella: “non entro nel dibattito ideologico ma a me sembra che per motivi ideologici ci sia in Umbria una tentativo di ostacolare. La mozione però pone un altro tipo di problema ovvero sforzarsi di attuare la legge 194 in modo più chiaro possibile che rispetti una scelta che nella donna sarà sempre comunque sofferta”.
Sacripanti: “se dal 2020 fosse stato veramente a cuore il problema tecnico del medico ginecologo al consultorio perché attendere otto mesi per discuterne, la discussione doveva essere fatta prima. La mozione è pretestuosa e la Regione applica la legge. Annuncio il voto contrario”.
Croce: “sono ancora più convinta di aderire alla mozione perché la Regione Umbria nonostante le indicazioni che giungono da approfondimenti scientifici, va in una direzione che è opposta alla legge e alle linee guida. Dopo la battaglie che hanno sortito il risultato di una legge adeguata, dare al Sindaco l’onere di rappresentare la posizione di chi ritiene di dover porre fine ad una gravidanza in maniera meno invasiva, era ed è a nostro parere una indicazione sostanziale. Ribadisco che l’autoderminazione e la libertà di scelta è sacrosanta per una donna”.  

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Ultimo aggiornamento
10/03/2022