COMUNICATO STAMPA n. 507/19 G.M. del 10.07.19
AD ORVIETO PER IL PAGLIA. Il Comune ha ospitato il Workshop sul tema “La mitigazione delle piene del Paglia e la tutela del territorio. La svolta ora è possibile”
• Per la prima volta in Italia, il Ministero delle Infrastrutture ha presentato le modalità innovative che coinvolgono le popolazioni nell’aggiornamento del Piano di gestione del Rischio Alluvioni e del Piano di gestione delle Acque in base alla direttive europee
(ON/AF) – ORVIETO – Presso la Sala del Consiglio Comunale di Orvieto si svolto questa mattina l’annunciato workshop su “La mitigazione delle piene del Paglia e la tutela del territorio. La svolta ora è possibile”, promosso dal Ministero delle Infrastrutture / Direzione Dighe e Infrastrutture per le risorse idriche ed elettriche, Autorità di Distretto dell’Appennino Centrale, Regione Umbria, Comune di Orvieto e Alta Scuola. Incontro incentrato sulla mitigazione delle piene del Paglia e la sostenibilità ambientale e finalizzato alla redazione dei Piani di gestione delle direttive europee, ovvero: l’aggiornamento del Piano di gestione del Rischio Alluvioni (Direttiva n. 2007/60/CE) e del Piano di gestione delle Acque (Direttiva n. 2000/60/CE).
Nel corso dell’incontro di partecipazione pubblica è stato presentato l’approccio innovativo al tema della mitigazione delle piene integrato con l’utilizzo sostenibile della risorsa idrica per sostenere la tutela ambientale e le necessità delle attività umane, con l’obiettivo di individuare soluzioni di contrasto alle piene che non si configurino più solo come opere passive, ma come interventi multifunzionali, economicamente e socialmente sostenibili, con finalità di tutela attiva dalle acque e delle acque.
Come è noto, infatti, a seguito del recente stanziamento di 2,4 mln di euro deciso dal Ministero delle Infrastrutture per governare il sistema degli invasi e finanziare la prima fase della progettazione il Ministero stesso e l’Autorità di Distretto dell’Appennino Centrale emaneranno prossimamente la gara per lo studio di fattibilità degli interventi di mitigazione delle piene del fiume Paglia.
La procedura prevista dagli articoli 22 e 23 del nuovo Codice degli Appalti prevede il coinvolgimento delle popolazioni locali. In tal senso tutti i soggetti portatori di interessi nei confronti del progetto sono chiamati in causa per valutare l’esistente e quello che c’è da fare con l’obiettivo di giungere in tempi brevi allo studio di fattibilità per arrivare alla soluzione progettuale definitiva e condivisa.
Il workshop, coordinato da Endro Martini, Presidente di “Alta Scuola”, è stato aperto dal Sindaco di Orvieto, Roberta Tardani la quale ha ricordato che “nel 2012, circa 7 anni fa, l’Orvietano ha vissuto due gravi emergenze: a luglio la siccità e il 12 novembre la disastrosa alluvione, fortunatamente senza vittime, che sconvolse il nostro territorio. Io vissi quelle ore drammatiche e le preoccupazioni per quello di avremmo dovuto fare nell’immediato e nel futuro. Da allora, sono state eseguite alcune opere di arginatura a difesa dell’abitato di Orvieto Scalo, è stato avviato un percorso partecipativo per il ‘Contratto di Fiume Paglia’ che ha visto l’adesione anche dei Comuni Laziali del bacino, un percorso che sta dando alcune interessanti prospettive, ma il problema della mitigazione delle piene del Paglia è ancora aperto. Un tema non marginale per noi Orvietani, né per il bacino idrografico del Tevere a valle della Diga di Corbara”.
“Ho quindi aderito con piacere a questo convegno che ha valenza per Orvieto e per tutti i comuni della valle del Paglia, interessata a capire quale potrà essere la svolta possibile. In questo territorio, abbiamo effettivamente bisogno di una svolta, forse anche nel metodo, se vogliamo fronteggiare i rischi connessi alla troppa acqua e alla poca acqua. Una svolta nella individuazione delle soluzioni da condividere con il territorio e da realizzare con il supporto del Ministero. Sono orgogliosa che questa nuova modalità venga attuata per la prima volta nella nostra città”.
I lavori sono poi proseguiti con gli interventi di: Ornella Segnalini Direttore Generale per le dighe e le infrastrutture idriche del Ministero delle Infrastrutture e Trasporti, Erasmo D’Angelis Segretario Generale Autorità di Distretto Appennino Centrale, Carlo Ferranti Dirigente Autorità di Distretto Appennino Centrale.
“Quella che si prospetta – ha sottolineato il Direttore Generale per le dighe e le infrastrutture idriche Ornella Segnalini – è una opportunità rara. Si tratta della prima procedura presentata a livello nazionale ed è molto importante per il Ministero. Noi ci occupiamo di dighe e facciamo vigilanza tecnica sui manufatti e le infrastrutture che sono importanti per tutti gli usi che possono dare al territorio. Personalmente ho esperienza di urbanistica partecipata dal basso e da alcuni anni porto avanti questo approccio per il sistema delle dighe, potendo verificare in diverse occasioni quanto i vari problemi delle alluvioni siano particolarmente onerosi per le popolazioni.
Il nostro lavoro è tutto concentrato sul rivalutare le oltre 500 dighe esistenti dal punto di vista idrogeologico perché la situazione climatica sta cambiando, e queste opere devono servire sempre più a regolare le piene. La Direzione Generale insieme alla Protezione Civile nazionale stanno cercando di trasformare il sistema di invasi nell’ottica funzionale di contenere l’acqua. E’ quindi compito della direzione generale immaginare come operare la salvaguardia del territorio.
Ho letto con molto interesse il 2° rapporto intermedio del ‘Contratto di Fiume per il Paglia’ e ringrazio quanti hanno avviato questo processo che ha tanti rilievi ambientali e che, oltre alle opere di contenimento, evidenzia l’analisi dell’asta valliva secondo diversi scenari”.
“Il finanziamento di 2,4 mln a favore dell’Autorità di Distretto che è l’ente pubblico a tutela di questo distretto – ha aggiunto – intende esaminare il tema complessivo nel rispetto degli obiettivi del ‘Contratto di Fiume Paglia’ ed avviare un percorso partecipato di avvicinamento all’obiettivo. Si tratta di lavorare per bilanciare le diverse esigenze: dal rischio idrogeologico, ai sedimenti nel fiume, all’inerbimento e rimboschimento dei versanti, fino allo sviluppo dei territori. Insieme riusciremo a costruire questo percorso. L’Autorità dovrà fare presto e bene. Come Ministero seguiremo da vicino questa nuova e ottima esperienza. Il Ministro Toninelli di cui porto il saluto, è felice dell’avvio di questo processo di partecipazione attiva della popolazione”.
“I fiumi sono una risorsa non una minaccia – ha affermato Erasmo D’Angelis, Segretario Generale Autorità di Distretto Appennino Centrale – il fiume Paglia attraversa tre regioni, ha creato e crea problemi, oggi però può partire per la prima volta una progettazione condivisa grazie ad un patto di responsabilità tra istituzioni, autorità e cittadini. Il fiume può dare molto, a livello di fruibilità paesaggistica, ma va messo in sicurezza. Il tema della partecipazione è dunque essenziale e dobbiamo partire da questo. L’ipotesi del progetto della diga dell’Alfina, è superata alla luce del confronto con il territorio e con i tecnici, tenuto conto che l’idrologia di questa area che è tra le più complicate del nostro Paese. La partecipazione durerà circa 5 mesi per arrivare alla soluzione migliore che sia in grado di connettere il rischio idraulico con interventi di rinaturalizzazione e disinquinamento del fiume Paglia, per renderlo più fruibile e godibile, per restituirgli la bellezza che ha e per farlo tornare alla sua vera funzione. E’ oggettivamente una occasione straordinaria per questo territorio. Per la prima volta in Italia sperimentiamo questa grande opera. Lo facciamo insieme con i cittadini che sono l’elemento principale e con il coordinamento delle regioni”.
“La piena del 2012 ci ha costretto a rivedere tutte le mappature del rischio idraulico nella zona nell’Orvietano e Ciconia – ha spiegato Carlo Ferranti Dirigente Autorità di Distretto Appennino Centrale – una zona vasta che presenta superfici boscate ed una di manica dell’asta del fiume complicata dal punto di vista geomorfologico e idrogeologico. Questa progettazione prevede un approccio nuovo che ci vede coinvolti come Autorità in un rapporto di stretta collaborazione con il territorio. Attraverso questo percorso partecipativo definiremo un capitolato per lo studio di fattibilità degli interventi di mitigazione delle piene del fiume Paglia che riguarderà non solo l’aspetto specifico delle piene e gli effetti devastanti che potrebbero ricadere su questo territorio e su Roma, ma soprattutto la valorizzazione della risorsa del fiume. I fenomeni delle siccità e delle piene devono in qualche modo essere governati. Metteremo insieme tutti questi aspetti affinché la soluzione tecnica sia condivisa secondo un ventaglio di esigenze e opzioni che saranno valutate dai tecnici con il contributo delle comunità”.
In fase di dibattito, il geologo Francesco Bianchi ha evidenziato che il problema riguarda tre regioni: Umbria, Lazio e Toscana che vanno sollecitate in maniera responsabile ed ha sollecitato opere a breve e lungo termine, sottolineando che la vallata del Paglia è particolare, laddove la parte alta si presenta spoglia di vegetazione. Di qui l’esigenza di rimboscare i territori delle regioni coinvolte, a cominciare dalla Toscana, con un progetto a lungo termine. In merito alla sedimentazione degli invasi ha introdotto il tema della erodibilità dei suoli dei versanti che è fondamentale studiare con strumentazioni tecnologiche adeguate.
Il responsabile della Funzione Associata di Protezione Civile dell’Area Sud-Ovest Orvietano, Giuliano Santelli ha espresso apprezzamento per il progetto di partecipazione ed ha puntualizzato che gli interventi di mitigazione del rischio alluvione in parte iniziati dopo l’alluvione del 2012 devono proseguire. Richiamando, inoltre, quanto sia stato fatto in questi anni da parte del Comune di Orvieto in termini di investimenti sui sistemi di manutenzione e prevenzione (realizzazione della sala operativa della Protezione Civile, sistema di allertamento dei cittadini, formazione delle risorse umane del volontariato e accrescimento delle competenze) ha però precisato che occorre investire e fare molto di più sul piano del monitoraggio e delle manutenzioni del fiume; osservando, infine, che nel 2012 le vasche di espansione funzionarono a dovere, dimostrandosi la soluzione migliore che potrebbe essere replicata nel nuovo progetto.
Anche il Sindaco di Allerona, Sauro Basili ha espresso il giudizio positivo per le finalità e la metodologia illustrata dai rappresentanti del Ministero e dell’Autorità di Distretto per realizzare una progettazione condivisa che prenda in esame tutte le tematiche, giudicando altresì un presupposto positivo il fatto che si parta da zero rispetto all’ipotesi della diga di Torre Alfina. Basili ha concluso rimarcando che il Paglia ha bisogno di tanti piccoli interventi non di mega strutture impattanti, ovvero: interventi sugli affluenti e sulle aree di pregio attraversate dal fiume che vanno salvaguardate. Una progettazione di opere utili quindi, importante per la città di Roma, ma soprattutto al territorio orvietano.
Il direttore “Museo del Fiore” di Acquapendente, Gianluca Forti parlando in rappresentanza dei Sindaci di Acquapendente e Proceno, ha espresso un parere positivo sull’idea di progetto, ponendo all’attenzione la questione della gestione del sedimento come la presenza del mercurio che non può essere movimentato per non creare un problema di rifiuto pericoloso.
Al riguardo il rappresentante dell’Autorità di Distretto, Ferranti ha assicurato che la risposta scaturirà dal processo sistemico che porterà a valutare tutte le problematiche mentre Segnalini ha precisato che il problema dei sedimenti sarà uno degli elementi che concorreranno a formare la valutazione. In particolare ha anticipato che insieme con Ispra, Ministero dell’Ambiente e Regione Lombardia, il Ministero delle Infrastrutture ha predisposto la norma, ambientalmente innovativa, che sostituirà quella del 2004, la quale metterà in capo alle regioni la competenza sulla gestione dei sedimenti delle dighe, con l’introduzione della valutazione dei costi/benefici della rimozione.
Alice Leonardi, Direttore sanitario della clinica veterinaria di Orvieto ha ricordato i momenti drammatici vissuti in occasione dell’alluvione del 2012 ed ha chiesto come tutelarsi e soprattutto la tempistica degli interventi. Richiesta a cui è stato risposto assicurando l’avvio dello studio in tempi rapidi per una attuazione degli interventi in tempi ragionevoli. Segnalini, in particolare, si è soffermata sull’importanza di sfruttare i sistemi di monitoraggio del fiume e quelli della meteorologia che anticipa gli eventi.
Valentino Maggi, rappresentante delle realtà della pesca sportiva, ha apprezzato gli obiettivi e la volontà dichiarata di dare vita ad un percorso partecipato, avvertendo tuttavia che la strada sarà difficile. Una consapevolezza condivisa da Segnalini la quale ha ricordato che la diga del Paglia è stata oggetto di un piano di laminazione dinamico elaborato con la Protezione Civile che è alla valutazione dell’ente gestore.
Massimo Luciani, in rappresentanza del coordinamento delle Associazioni ambientaliste del territorio, ha sottolineato che la migliore risposta alle piene è la prevenzione perché nel 2012 tutti ci trovammo impreparati senza più memoria di quello che era già accaduto nel 1937. Ha riconosciuto che oggi la Protezione Civile ha fatto enormi passi in avanti sul territorio, auspicando che tale funzione debba essere rafforzata. Riguardo alle infrastrutture, ha ricordato che già esiste la diga di San Casciano (o Trevinano) che va considerata con molta attenzione intervenendo per renderla funzionale a tutti gli effetti, precisando che una nuova diga ipotizzata nella zona dell’Alfina non è invece percorribile trattandosi di un’area di altissimo pregio ambientale e ad alto rischio geologico, quindi un’area da tutelare. Ha convenuto, infine, che la soluzione più pratica sia quella delle casse di espansione con la possibilità di realizzare dei mini invasi sul modello del lago di Alviano, già realizzato.
Velio Massini Rosati residente nei pressi del torrente Chiani ha ricordato che nel 2012 la cassa di espansione funzionò, tuttavia sul fiume ci sono ancora piante portate dalla piena del Paglia quindi è fondamentale che la manutenzione debba riguardare anche i piccoli affluenti.
Nelle conclusioni, Endro Martini ha sottolineato il clima positivo che si è creato intorno al workshop da cui sono già emerse le prime proposte. Martini ha ricordato che sul fiume Chiani erano state già realizzate due casse di espansione che nella piena del 2012 hanno lavorarono molto bene, e ha precisato che alle manutenzioni era già destinato il 20% delle risorse previste dai programmi della legge 183, quindi, il monitoraggio deve assolutamente funzionare e in tutti i piani di intervento che verranno individuati nel nuovo studio dovranno tenerne conto.
Il Presidente di “Alta Scuola” ha sottolineato, infine, l’importanza della progettazione integrata tra la Direttiva Acque e la Direttiva Alluvioni ricordando che negli anni ’70 ad Orvieto una esperienza analoga di approccio globalmente ai problemi del dissesto idrogeologico della Rupe diede vita ad interventi organici.
Da parte sua il Direttore Generale per le dighe e le infrastrutture idriche, Ornella Segnalini ha confermato che “c’è ampia consapevolezza del problema delle manutenzioni che oggi sono passate a diversi enti. Nei confronti delle dighe, da Roma e negli uffici del territorio, si fanno ispezioni specifiche in ordine alla geologia dei versanti delle dighe stesse che vengono monitorati e controllati. Dei versanti del fiume invece potrebbe farsi carico il nuovo progetto”.
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