Grande partecipazione di Istituzioni e cittadini alla cerimonia di inaugurazione del ritorno in Duomo delle Statue degli Apostoli e dei Santi Protettori

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Grande partecipazione di Istituzioni e cittadini alla cerimonia di inaugurazione del ritorno in Duomo delle Statue degli Apostoli e dei Santi Protettori

COMUNICATO STAMPA n. 805/19 G.M. del 20.11.19 
La bellezza degli Apostoli e i Santi protettori nel Duomo di Orvieto “Guardia d’onore” della Fede
• Duomo gremito per la celebrazione del ritorno in Cattedrale del ciclo scultoreo manierista-barocco dopo 122 anni di esilio forzato  
(ON/AF) – ORVIETO – Duomo di Orvieto affollato, ieri sera, per la presentazione del progetto espositivo del ciclo scultoreo degli APOSTOLI e dei SANTI PROTETTORI della Città, tornato in Cattedrale dopo un esilio forzato di ben 122 anni. 
Insieme al Presidente dell’Opera del Duomo, Gianfelice Bellesini, la ricollocazione in situ delle Statue è stata presentata dal Prof. Antonio Paolucci, tra i più convinti sostenitori del progetto e promotore della giornata di studi ad esso dedicata presso i Musei Vaticani, S.E. Mons. Giacomo Morandi Segretario della Congregazione per la Dottrina della Fede che ha svolto la lettura teologica del significato delle figure degli Apostoli e S.E. il Vescovo di Orvieto-Todi, Mons. Benedetto Tuzia, forte sostenitore di questa impresa, che al termine della cerimonia ha impartito la solenne benedizione ai capolavori d’arte realizzati tra la fine del Cinquecento e gli inizi del Settecento da: Francesco Mosca detto il Moschino, Raffaello da Montelupo, Ippolito Scalza, Giovanni Caccini, Pietro Francavilla (su progetto di Giambologna) Francesco Mochi, Bernardino Cametti, Ippolito Buzi.
Opere che, in virtù del restauro cosiddetto “di liberazione” di matrice purista che nel 1897 volle cancellare la fase artistica manierista-barocca dal Duomo (operazione non riuscita in altre importanti basiliche), per oltre un secolo hanno dovuto migrare attraverso ben 4 sedi diverse; ultima quella della sede distaccata del museo MODO dal 2006 ad oggi. 
A salutare il ritorno nella sua sede originaria dell’Apostolato orvietano – unico ciclo monumentale completo avviato prima dell’avvento del barocco che si conserva integralmente – numerose autorità, dal Prefetto di Terni, Emilio Dario Sensi, al Sindaco, Roberta Tardani, al Presidente della Provincia di Terni, Gianpiero Lattanzi, Mons. Giovanni Scanavino Vescovo Emerito, alla Soprintendente ABAP Umbria, Marica Mercalli e al Prefetto Michele Di Bari, Capo Dipartimento del Ministero dell’Interno che hanno portato i saluti e di ringraziamento per l’importante lavoro svolto dei Ministri, Dario Franceschini e Luciana Lamorgese.
La restituzione al Duomo delle Statue degli Apostoli e dei Santi, tra le più significative opere del Seicento italiano, dopo lo straordinario “ritorno”, lo scorso 25 marzo, delle statue dell’Angelo annunciante e della Madonna annunciata di Francesco Mochi, ricompone oggi l’unicum artistico dell’interno della Cattedrale, per la quale vennero realizzate. Una ricomposizione fortemente reclamata nel tempo da vari studiosi fra questi, in epoca più recente, Cesare Brandi e Federico Zeri, come ha sottolineato il Presidente dell’Opera, Bellesini
Sui significati della Cattedrale si è soffermato il Vescovo, Mons. Tuzia che ha detto: “siamo chiesa di pietra viva e 729 anni dopo la dedicazione della Cattedrale, oggi si ricompone una bellezza che è gratuita ma che va custodita. Ovunque in questa Cattedrale, dalla facciata alla tribuna absidale, alla Cappella del Corporale e alla ‘Cappella Nova’ del Finimondo di Luca Signorelli, c’è una presenza disseminata delle figure degli Apostoli e dei profeti, quindi ne respiriamo la presenza che non ci ha mai abbandonato e che ci accompagna in ogni nostra celebrazione. Le Statue degli Apostoli ci accompagnano quindi nel nostro cammino versi il Mistero di Fede”.  
Il Prof. Antonio Paolucci già Ministro dei Beni Culturali, Sovrintendente a Venezia, Firenze e Mantova e Direttore dell’Opificio delle pietre dure di Firenze ha trasmesso ai presenti la sua forte emozione. Quella che egli stesso provò la prima volta che ebbe modo di apprezzare lo “sky line di Orvieto. Città alta con il suo Duomo collocato al centro del profilo urbano”. 
“Dapprima fu l’incontro con questa città, le sue muraglie di tufo biondo che ha il colore del sole e del pane. Poi ecco il Duomo scintillante nel sole! Questo Duomo e le sue opere d’arte raccontano tutto ciò che c’è da sapere. L’ingresso in Duomo, il saluto sorridente e generoso della ‘Madonnina’ di Gentile da Fabriano fino alla Cappella del Signorelli. Come dimenticare la resurrezione dei corpi e la scena della fine del Mondo? Dall’apocalisse di Signorelli, il più straordinario illustratore di immagini indimenticabili del nostro Rinascimento, al reliquiario di Ugolino d’Ilario, capolavoro della oreficeria gotica. Quindi lo stuolo del gruppo marmoreo degli Apostoli e dei Santi ad accompagnare i fedeli in Duomo. Con queste presenze e questa grandezza catechetica, il credente veniva accompagnato al Mistero. 
Poi la cultura purista del restauro che ha dominato in Italia e in Europa fra 700 e 800 hanno tolto questi segni, realizzati dal meglio degli artisti che, fra Umbria e Roma erano stati chiamati per la realizzazione di questa ‘guardia di onore’. Mochi, ad esempio, uno dei grandissimi protagonisti del barocco italiano, aveva il genio del corpo in movimento. 
I grandi storici dell’arte del 900 si sono battuti per la restituzione di questo importante patrimonio. Molti si sono adoperati perché i sogni di Cesare Brandi e Federico Zeri si realizzassero. Il piccolo convegno da me realizzato tre anni fa presso i Musei Vaticani ha stimolato, forse, una accelerazione. Tant’è che molti Enti, con una capacità unica di coesione e di concentrazione dei risultati, si sono adoperati perché questo progetto ‘visionario’ diventasse realtà. Per me oggi è una grande soddisfazione e per questo ho voluto condividere questa gioia con tutti i cittadini di Orvieto”.
“Un momento importante da condividere” ha ribadito Mons. Morandi nella sua riflessione sulle realtà spirituali che gli Apostoli infondono in chi entra nella cattedrale, ricordando che l’Apostolo è testimone perché condivide la resurrezione di Cristo. “L’apostolo è uno che ha vissuto insieme e si è lasciato trasformare da Cristo – ha sottolineato – il verbo che lo qualifica è la sequela dello stare in Cristo. Il fine dell’apostolato e la resurrezione sono dunque un messaggio intriso di speranza.
Questa visibilità degli Apostoli la colleghiamo alla realtà che fonda, in modo incontrovertibile, la speranza della resurrezione di Cristo. Di qui l’importanza di coloro che ne furono testimoni. Gli Apostoli con la loro presenza ci ricordano questo”. 
E ancora: “la Chiesa oggi ha la necessità di recuperare questa dimensione costitutiva. Il suo compito primario è quello di evangelizzare la gioia e la speranza. Oggi soprattutto il tema della evangelizzazione sono le realtà ultime. La morte è definitivamente morta, sconfitta. Gli Apostoli sono perciò custodi di questa dottrina e di questa relazione. Custodi per essere pastori di Dio. Dobbiamo afferrare la relazione della Verità e attingere a quella testimonianza di Fede degli apostoli perché la verità ci fa liberi. Non possiamo vivere senza la verità, senza cercare la verità. Ecco perché gli Apostoli hanno svolto un servizio alla predicazione e alla preghiera. La parola che si fonda nel rapporto col Cristo è la celebrazione dell’Eucarestia”. 
“Questi apostoli ci ricordano che non possiamo fare a meno della parola di Dio. La visibilità di questa ‘guardia d’onore’ ci aiuta dunque a recuperare la centralità della parola e dell’annuncio e rendere ragione della speranza che è in noi. Da credenti non possiamo permetterci di essere tristi. Mettiamoci in ascolto della parola di Dio restando saldi in quello che abbiamo appreso. Con questa salvezza gli Apostoli ci comunicano che con la nostra Vita siamo testimoni di Fede. La Chiesa non smetta un solo giorno di introdurci alla Fede”.
Nel dare il saluto del Ministro, Dario Franceschini e di tutto il Ministero dei Beni Culturali, la Soprintendente Mercalli ha evidenziato che “il Ministero, in tutte le sue articolazioni ed uffici, ha lavorato perché questo ritorno delle statue avvenisse. E’ stato necessario un tempo di riflessione e di lavoro lungo e meticoloso per una operazione meditata che non trascurasse alcunché. Oggi finalmente si ricompone una unità. Grazie a tutti i tecnici in primis i restauratori che hanno sapientemente ricostruito i basamenti di queste imponenti statue. Oggi sono veramente orgogliosa di dire che il Ministero dei Beni Culturali ha dato tutto affinché questo evento storico si potesse realizzare”.
“Il Ministero dell’Interno – ha ricordato da parte sua il Prefetto, Di Bari – ha competenza speciale sulla vigilanza del Duomo di Orvieto. Oggi viviamo il senso della bellezza e l’attualità di un percorso spesso dimenticato tra Arte e Fede. L’arte non è nel visibile ma nell’invisibile. Oggi stiamo vivendo l’emozione di un’arte che ci pone i pensieri ultimi che sono però fondamentali. Ben venga questo stare insieme e che proietta in un futuro prossimo quello che può ancora essere fatto in questo magnifico Duomo. Al Sindaco di questa città e a tutte le Autorità auguro di fare tesoro di questa occasione che è lo sprone per perseguire il bene comune”.

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Ultimo aggiornamento
20/11/2019