Interrogazione inerente le decisioni della Regione sul riordino della sanità e conseguenze per la realtà orvietana

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Interrogazione inerente le decisioni della Regione sul riordino della sanità e conseguenze per la realtà orvietana

COMUNICATO STAMPA n. 992/22 C.C. del 30.11.22 

Interrogazione su problemi decisioni assunte dalla Giunta regionale in materia di sanità Reagire alle decisioni che penalizzano l’area orvietana”

(ON/AF) – ORVIETO – Il Consiglio Comunale ha trattato la questione inerente i problemi del servizio sanitario territoriale conseguenti alle decisioni assunte dalla Giunta regionale con la DGR n. 1024 del 5 ottobre 2022, oggetto dell’interrogazione presentata dal Cons. Franco Raimondo Barbabella (Capogruppo “Prima gli Orvietani”) che ha chiesto al Sindaco “che cosa è stato fatto per dare attuazione alla mozione approvata all’unanimità dal Consiglio Comunale il 31 maggio scorso; in ogni caso, dovendosi ora prendere atto della distanza delle decisioni contenute nella DGR del 5 ottobre dalla volontà del Consiglio comunale, che cosa intende fare per contrastare decisioni fortemente penalizzanti per il nostro territorio”.

In modo analogo ha chiesto al Presidente del Consiglio Comunale: “se non ritenga necessario assumere, insieme alla conferenza dei capigruppo, iniziative appropriate per far valere, nelle forme e nei modi ritenuti più opportuni ed efficaci, la volontà unanime del Consiglio espressa con l’approvazione della mozione sulla sanità e se a questo punto non sia urgente promuovere una iniziativa unitaria a livello istituzionale coinvolgendo gli altri comuni del territorio, le forze politiche, le forze sociali, l’opinione pubblica, per definire una posizione comune del nostro territorio al fine di invertire una rotta regionale che ci penalizza pesantemente oggi e domani”.

Presentando l’argomento l’interrogante ha premesso che l’interrogazione è antecedente agli sviluppi della materia in sede regionale, ed ha affermato che “la delibera della giunta regionale (DGR) n. 1024 dello scorso 5 ottobre intitolata ‘Piano di Efficientamento e Riqualificazione del Sistema Sanitario Regionale 2022-2024’ è in realtà finalizzata alla riduzione dei servizi. Esaminando le previsioni operative elencate nell’allegato all’atto, si trae la conclusione che le preoccupazioni che a più riprese in diversi abbiamo manifestato fino ad oggi sulla rispondenza dei servizi sanitari del nostro territorio alle esigenze della popolazione vengono aggravate e assumono natura di allarme. Non solo per Orvieto, certo, ma soprattutto per Orvieto. Le ragioni sono le seguenti:

1. Più che una sottovalutazione, una sostanziale assenza di visione strategica del sistema sanitario per lo sviluppo civile ed economico dell’Umbria e per il suo ruolo di ambito sviluppatore di servizi di qualità nell’Italia centrale e di connessa attrattività interterritoriale, ciò che ci riguarda da vicino;
2. Una ancor più evidente assenza del ruolo di servizio interregionale degli ospedali e dei servizi sanitari territoriali delle zone di confine, come è quella di Orvieto. Non deve trarre in inganno il fatto che l’ospedale orvietano sia classificato come DEA di primo livello insieme a quelli di Città di Castello, di Gubbio-Gualdo e di Foligno-Trevi coordinato con Spoleto-Norcia Cascia, perché di primo livello era e di primo livello resta, ma solo sulla carta. Questo infatti non garantisce proprio un bel nulla, visto ciò che è successo (anzi, ciò che non è successo) in tanti anni fino ad oggi, ossia un progressivo impoverimento di strutture, dotazioni tecnologiche, quantità e funzioni del personale, organizzazione e consistenza dei servizi;
3. Una interrelazione/integrazione con i DEA di secondo livello (Terni e Perugia) solo formalmente affermata ma del tutto indefinita, quando invece sarebbe stato molto più logico e funzionale prevedere in questa parte dell’Umbria una rete ospedaliera con funzioni differenziate e coordinate tra Terni, Narni-Amelia e Orvieto, come non mi stanco di affermare da anni anche con puntuali iniziative in Consiglio comunale (si veda da ultimo la mozione approvata all’unanimità lo scorso 31 maggio su cui tornerò dopo);
4. La riduzione dei Distretti da 12 a 4 con la sparizione, ritengo non casuale, di quello orvietano. In sostituzione si prevedono i COT (Centrali Operative Territoriali, i punti di presa in carico e di smistamento delle persone bisognose di cure), articolati in 1 Hub e 8 Spoke (i centri incaricati di garantire il percorso assistenziale del paziente), in diverse zone (Perugia, Terni, Spoleto, Città di Castello) e niente ad Orvieto. Cioè la perdita di ogni presenza nel ruolo e nelle funzioni gestionali e amministrative;
5. La rete delle Case di comunità, insufficiente dal punto di vista quantitativo se devono essere il punto in cui la medicina di territorio si salda con la sicurezza e il benessere della popolazione, indeterminata nei tempi e nei modi di realizzazione, senza indicazioni sulla funzionalità delle localizzazioni (tralascio qui ogni considerazione sull’impegno di milioni per la localizzazione della Casa della salute nell’ex ospedale di piazza Duomo)”.

“La logica seguita è evidente – ha proseguito – il governo regionale non parte dai bisogni di sicurezza e di garanzia del servizio sanitario per i cittadini, che comporterebbe sì una razionalizzazione, ma con attenzione agli sprechi, alle sovrapposizioni di strutture operative e di funzioni, alle funzioni di rete, al potenziamento dell’efficienza, all’attrattività extraregione, ecc. ecc. Né parte dal fatto che c’è un’occasione storica irripetibile, quella di poter disporre dei fondi del PNRR per fare un serio, approfondito, dettagliato piano di riorganizzazione del sistema sanitario, con l’obiettivo centrale e determinante di migliorare in modo significativo e strutturale il complesso delle risposte alle richieste di assistenza dei cittadini in ogni parte della regione.

Parte al contrario dal deficit consolidato di 150 milioni e dal disavanzo strutturale quota/anno, imposta una riorganizzazione quantitativa che chiama “razionalizzazione”, la farcisce di parole scontate di efficientismo di facciata e affida alle strutture periferiche e a soggetti esterni il compito di programmare i tagli.

Facile immaginare i risultati: diminuzione quantitativa e qualitativa del servizio pubblico e sviluppo della sanità privata, potere verticistico, sacrificio delle autonomie e del controllo democratico, problemi per i cittadini, soprattutto, come sempre, quelli delle fasce più deboli e bisognose della popolazione. Ne deriva una lettura delle decisioni della Giunta regionale preoccupata delle conseguenze negative che ne possono derivare per i cittadini, in particolare nelle zone dell’Umbria in cui più frequenti sono i disservizi e le costrizioni alla transumanza sanitaria. Orvieto è tra queste, sempre fatti salvi impegno, disponibilità e professionalità del personale, spesso impegnato al di là del puro dovere.

Il 7 novembre 2021 presentai una mozione in Consiglio comunale che affrontava le questioni sanitarie nel loro complesso e indicava una strategia precisa per il nostro territorio con riferimento sia ai servizi ospedalieri che territoriali. La mozione è stata approvata all’unanimità lo scorso 31 maggio. La distanza tra ciò che è scritto lì e ciò che ha deciso la Giunta regionale è evidente”.

“Dopo la conferenza del 29 novembre al Palazzo del Popolo – ha concluso – siamo ancora più preoccupati dal momento che l’Assessore Coletto ha detto che ci sono 200 mln di buco nella sanità e che si procederà alle riduzioni dei servizi. Non va bene che la Regione interpreti le difficoltà economiche penalizzando i territori. Chiediamo al Sindaco e all’Amministrazione di farsi interprete delle preoccupazioni dei cittadini del nostro territorio. Oggi fa piacere che il Sindaco abbia chiarito che la Rems non si farà, ma non perché questa disdice con città, ma perché è una cosa estemporanea rispetto ad una visione strategica del ruolo della sanità per il nostro territorio”.

Il Sindaco, Roberta Tardani ha risposto: “torniamo a discutere una cosa che affrontiamo da ormai da tempo. Credo che nell’incontro del 29 novembre al Palazzo del Popolo siano state chiarite molte cose riguardo alla sanità locale, al futuro dell’ospedale di Orvieto e alla medicina del territorio. Se lei continua a parlare di penalizzazione io mi sento di dover smentire questa affermazione. La Regione dell’Umbria attraverso il nuovo piano sanitario regionale intende attuare una riorganizzazione complessiva della sanità regionale partendo dalle criticità che sono presenti sui vari territori, dalle criticità economiche ereditate, sicuramente aggravate dal Covid, considerato anche che il governo non ha ancora coperto alle regioni i maggiori costi derivanti dall’emergenza sanitaria. Quindi è legittimo che ci siano decisioni che riguardano razionalizzazioni anche dal punto di vista economico. A noi spetta il compito di vigilare che queste razionalizzazione non abbiano ricadute sui servizi erogati ai cittadini. Ritengo però che il piano di efficientamento che la Regione sta attuando non comporti alcuna penalizzazione per il nostro territorio che avrà invece dei benefici e mi riferisco agli ingenti investimenti di carattere strutturale e sulle dotazioni sanitarie, presentati pubblicamente, che saranno effettuati a partire dai prossimi mesi. E trovo anche assolutamente positivo il fatto che il nuovo PSR riaffermi il ruolo di primo livello del nostro Ospedale e gli investimenti previsti sul Pronto Soccorso e sulla Terapia intensiva vanno proprio a rafforzare questo ruolo che sarà ricoperto dall’ospedale di Orvieto nell’ambito della sanità regionale. Attraverso il Pnrr verranno realizzate 17 nuove case di comunità con altrettanti ospedali di comunità che sono gli strumenti con cui le nuove direttive nazionali in tema di sanità vogliono di riaffermare e potenziare il valore della medicina territoriale. Questa è una scelta concreta e non certo riduttiva. La questione dei Distretti che passano da 12 a 4 è una riorganizzazione che fa seguito a precise direttive nazionali che determinano il numero di distretti sanitari in base alla popolazione di riferimento. E comunque va chiarito che la riduzione del numero distretti non significa riduzione dei servizi sanitari alle persone ma a una nuova governance dei distretti stessi. A noi non spettano le battaglie sul numero dei capi area!  Capisco le preoccupazioni che si generano ogni qualvolta che c’è una modifica allo status quo. Io mi ero resa disponibile a dare vita ad una commissione di studio ristretta ma da parte della minoranza non mi è mai stata indicata alcuna disponibilità”. 

Il Cons. Franco Raimondo Barbabella si è dichiarato non soddisfatto. E’ evidente che abbiamo visioni strategiche completamente diverse. Io penso che non basti dire che l’Ospedale resta Dea di primo livello, e non è vero che la riduzione dei distretti sanitari è così semplice. Non sono nemmeno d’accordo con l’accorpamento di Case e Ospedali di comunità, né con l’ubicazione scelta per a loro realizzazione”. 

 

 

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Ultimo aggiornamento
30/12/2022