COMUNICATO STAMPA n. 195/19 G.M. del 23.03.19
Bollettino 2018 sulla situazione Economica e Sociale dell’Area Orvietana. Sintesi dei vari interventi
(ON/AF) – ORVIETO – In occasione dell’incontro di presentazione del volume 2018 del “Bollettino sulla situazione economica e sociale dell’Area Orvietana” (vedi comunicato n. 194) che si svolto questa mattina presso il CSCO di Orvieto, condotto e moderato dal giornalista Dante Freddi, nel suo intervento di saluto, a nome di tutta l’Amministrazione Comunale il Sindaco di Orvieto, Giuseppe Germani ha affermato:
“Fin dall’inizio del mandato, questa Amministrazione Comunale è stata fermamente convinta che i dati, o meglio una scientifica lettura dei dati, oltre ad essere necessaria per ‘mostrare se il mondo è governato bene o male’, sia essenziale ‘per governare il mondo’ in modo efficace ed efficiente. Difatti, solo la conoscenza delle caratteristiche socio-economiche di un territorio consente l’individuazione del più adeguato tipo di intervento pubblico da effettuare per perseguire gli obiettivi prefissati”.
“La necessità di dotarci di uno strumento di analisi economica e sociale della realtà locale – ha proseguito il Sindaco – divenne ancor più urgente nel momento in cui l’Amministrazione Comunale fu chiamata a co-progettare la strategia per l’Area Interna Sud Ovest Orvietano. Tale strategia rappresentava una grande opportunità di sviluppo e di crescita del nostro territorio. La sfida era certamente ardua: mettere assieme venti comuni, diversi e con amministrazioni di diverso orientamento politico, per individuare una strategia unitaria sembrava un compito impossibile, ma, nonostante le notevoli difficoltà incontrate, nel febbraio 2018 è stato siglato l’Accordo di Programma Quadro della strategia per la nostra Area Interna, contenente ben 38 progetti per un investimento totale di circa 12 milioni di euro. L’attuale Amministrazione, invece di lavorare all’emergenza, ha optato per una progettualità proiettata al futuro, concentrandosi su una visione del territorio che permette interventi strutturati anche a medio/lungo termine dai benefici duraturi, in un’ottica di sviluppo e di crescita”.
“Questa terza edizione del Bollettino, in linea con le due precedenti – ha concluso Germani – analizza ed approfondisce gli aspetti economici, sociali e identitari dei comuni dell’Area Interna Sud Ovest Orvietano ed offre l’occasione per riflettere e confrontarsi su importanti questioni riguardanti il presente ed il futuro del nostro territorio. Nel Bollettino, tutti gli stakeholders (enti locali, imprese, mondo della istruzione/formazione, terzo settore, associazioni e, non per ultimi, gli stessi cittadini) possono trovare interessanti spunti volti ad individuare punti di forza e di debolezza dell’economia del nostro territorio. La pubblicazione consente di affrontare con maggiore consapevolezza le complesse questioni della gestione ottimale dei territori e dei servizi per il cittadino e per il mondo produttivo. Corrobora, inoltre, l’opportunità d’implementare più strette reti di relazioni tra realtà territoriali che hanno ereditato un passato comune e che, in comune, potrebbero affrontare sinergicamente alcune delle sfide di un nuovo sviluppo.
Invito, infine, tutta la Comunità dell’Area Interna Sud Ovest Orvietano ad un’attenta lettura del Bollettino, affinché anche i soggetti privati esprimano le proprie valutazioni ed assumano le conseguenti decisioni in base ad un’effettiva ed oggettiva conoscenza della realtà economica e sociale del proprio territorio. Ringrazio tutti coloro che hanno reso possibile questa pubblicazione, il CdA e il Consiglio Scientifico del Centro Studi e tutto lo staff”.
Da parte sua, il Presidente della Fondazione per il Centro Studi “Città di Orvieto”, Matteo Tonelli, ha detto: “proprio dal Centro Studi è partita nel 2016 l’idea di riproporre una raccolta di dati e informazioni sul territorio, in sostanza quello che per tanti anni era stato il ‘Bollettino economico del comprensorio orvietano’. Questa nostra idea ha avuto da subito il pieno sostegno di questa Amministrazione comunale, ma non si sarebbe potuta realizzare senza la determinazione, il lavoro e le competenze professionali messe in campo dal Centro Studi con il preciso obiettivo di produrre una pubblicazione interessante e di valore. Abbiamo voluto che, più che una pubblicazione, questo lavoro avesse le caratteristiche di un vero e proprio progetto: quello di arrivare a produrre uno strumento riconoscibile di conoscenza, basato su metodologie scientifiche, uno strumento di riferimento in grado di fornire un quadro d’insieme della complessiva situazione socio-economica locale, ed in particolare informazioni dettagliate e attendibili sulle sue determinanti più significative, concretamente utile per la conoscenza sempre più approfondita e diffusa di queste dinamiche e determinanti, e come base ragionata delle attività di programmazione degli interventi”.
“Tenendo presente questo obiettivo – ha proseguito Tonelli – la pubblicazione prende in considerazione le determinanti maggiormente rappresentative, che interconnesse tra loro determinano lo stato di salute di un territorio: l’andamento demografico, la struttura imprenditoriale e lo stato dell’occupazione, l’andamento della spesa sociale, gli altri fattori presi in esame in questa pubblicazione ed altri ancora, non sono dinamiche indipendenti l’una dall’altra, ma al contrario sono strettamente interconnesse tra loro in un mix che determina lo stato generale di salute di un territorio. Per questa ragione crediamo che la conoscenza dei dati e delle dinamiche dei diversi fattori socio-economici sia di fondamentale importanza per chi opera ed è portato a compiere scelte di programmazione sul territorio, a tutti i livelli sia come amministrazione pubblica, ma anche come operatori privati, e per la stessa ragione l’impostazione della nostra pubblicazione non vuole essere quella di una semplice raccolta di dati statistici che avrebbe avuto un’utilità molto limitata forse ai soli ‘addetti ai lavori’, ma abbiamo voluto che fosse una raccolta d’informazioni più completa, ragionata e strutturata, finalizzata ad una fruizione immediata e diffusa. Abbiamo avuto modo di constatare con grande soddisfazione che già le due precedenti pubblicazioni annuali del Bollettino sono state oggetto di interesse ed apprezzamento da parte di operatori e istituzioni, che in qualche caso ci hanno dato anche utili suggerimenti che naturalmente abbiamo raccolto per poter migliorare il risultato del nostro lavoro; questi apprezzamenti ed il fatto che la nostra pubblicazione venga consultata come fonte attendibile di informazioni da professionisti, imprese e in generale da operatori del territorio, sta a dimostrare non solo che il profilo che abbiamo voluto dare alla pubblicazione sia quello più efficace e più rispondente alle aspettative degli interessati, ma soprattutto quanto fosse sbagliata e poco lungimirante la scelta a suo tempo fatta di sopprimere la pubblicazione del Bollettino considerandolo un lusso superfluo”.
“Anche in questa edizione 2018 crediamo di aver fatto un buon lavoro – ha aggiunto – ma avremmo voluto fare di più e di meglio. Nel nostro progetto, la raccolta e l’analisi dei dati contenuti nel Bollettino potrebbero utilmente essere elaborati in forma dinamica e predittiva in un modello econometrico in grado di misurare gli effetti delle scelte di strategia e di complessive politiche economiche. L’insieme dei dati raccolti e analizzati in questa pubblicazione, infatti, potrebbero essere sviluppati su un modello matematico-statistico e utilizzabili per analisi di carattere strutturale, previsioni, valutazioni qualitative e quantitative di politica economica. Un approccio basato su un modello di questa natura sarebbe ad esempio in grado di consentire preventivamente la valutazione quantitativa delle conseguenze di determinate manovre di politica economica ed il loro impatto sulle dinamiche sociali ed economiche del territorio, replicando esperienze già praticate in altre realtà e che hanno dato risultati significativi. E’ evidente che tutto questo potrebbe essere uno strumento di enorme utilità a servizio degli amministratori, ma è altrettanto evidente che questo richiederebbe risorse ben diverse da quelle che oggi il Centro Studi ha a disposizione. È utile ricordare infatti che queste tre nuove edizioni sono state realizzate sostanzialmente a “costo zero”, se si esclude il solo costo per la stampa dei volumi: la ricerca e l’analisi dei dati, così come lo studio e la stesura dei contenuti, sono interamente il frutto dello spirito di collaborazione disinteressata delle persone che sono menzionate nella pubblicazione, che a vario titolo e con un grande senso di appartenenza alla realizzazione di un progetto condiviso, hanno dedicato tempo e competenze professionali alla stesura del Bollettino”.
“Per questo – ha concluso Tonelli – sarebbe auspicabile per il futuro che questa pubblicazione, che merita di essere migliorata e meglio ancora strutturata, possa raccogliere la partecipazione di altri partners istituzionali o privati che la possano sostenere in maniera concreta. Quanto è stato fatto in questi tre anni non è banale, ma sottolineo è stato possibile solo grazie al volontariato di pochi ed è evidente che questo non può bastare se si vuole fare il necessario salto in avanti, e strutturare in maniera adeguata uno strumento in grado di essere veramente utile ed efficace alla collettività”.
I contenuti del volume (vedi comunicato n. 194) sono stati illustrati, invece, da Antonio Rossetti, vicepresidente della Fondazione CSCO e curatore della pubblicazione insieme a Meri Ripalvella, consigliere di Amministrazione della Fondazione CSCO e ricercatrice AUR – Agenzia Umbria Ricerche, che ha fatto il punto sugli aspetti della “Popolazione, invecchiamento e spesa sociale”.
“Soffermandoci sui dati relativi alla ridotta dimensione delle imprese nell’area di riferimento del Bollettino – ha detto Antonio Rossetti – siamo indotti a fare alcune riflessioni sugli strumenti del ‘distretto economico’ e della ‘rete d’imprese’. Un gruppo di piccole imprese può costituire un distretto con significativi livelli di performance economica, i cui requisiti minimi non sono però rispecchiati nella realtà produttiva dell’Orvietano. Il distretto è un sistema per competere anche con dimensioni contenute tramite le economie esterne all’impresa ma interne al distretto. La vocazione territoriale è una delle caratteristiche del distretto, indotta anche dalla possibilità di scindere il ciclo di produzione in fasi attribuibili ad imprese diverse. La rete, rispetto al distretto, presenta un elevato grado di flessibilità, indotto dal fatto che non è legata al territorio e può operare collegando imprese in settori diversi, ma mettendo a fattor comune conoscenze ed innovazioni che sono interdisciplinari e funzionali all’operatività in vari settori”.
“Passando dalle analisi diagnostiche agli indirizzi terapeutici – ha proseguito Rossetti – riteniamo indispensabile intervenire su tre aspetti: l’età media della popolazione, la dimensione delle imprese e l’articolazione produttiva della rete. Per quanto riguarda il primo, occorrono: politiche che rendano appetibile il territorio dell’orvietano, attraverso un sapiente marketing territoriale, anche a coloro che lavorano nei grandi centri urbani limitrofi; un aumento dell’efficacia e dell’efficienza dei trasporti; una fiscalità non disincentivante sugli immobili. A proposito della dimensione d’impresa, va facilitata la cosiddetta ‘economia di rete’. Nel primo semestre 2018, l’Umbria è stata una tra le regioni che si sono caratterizzate per un significativo incremento delle imprese aggregate. L’articolazione produttiva della rete, infine, può dare luogo a significativi fenomeni d’incremento territoriale della funzionalità economica, aumentando anche l’efficienza d’imprese non connesse alla rete ed incrementando in tal modo la competitività”.
“La crisi di Orvieto – ha concluso Rossetti – è risultata simile a quella italiana, o dell’intero Occidente, con un versante dal lato della domanda (rivelato dalla dinamica dell’occupazione) ed uno da quello dell’offerta: rallentamento del processo di accumulazione del capitale e stasi / calo del numero delle imprese. Nel caso di Orvieto la crisi è resa più difficile da gestire dalla dinamica demografica e dalla dimensione d’impresa che condizionano la dinamica della produttività. Le due radici della crisi lavorano come le due lame d’una forbice ed i loro effetti possono essere amplificati dal contesto macroeconomico del cambio fisso: gap di produttività / più contenuta remunerazione dei fattori produttivi / mobilità degli stessi / specializzazione in settori non ad elevato valore aggiunto”.
“Prosegue, anche nel 2017, la contrazione della popolazione residente nei comuni dell’Area Interna Sud Ovest dell’Orvietano (-0,9%) – ha sottolineato Meri Ripalvella – tale flessione, ancor più accentuata nel comune di Orvieto (-1,1%), è più marcata di quella riscontrata mediamente a livello regionale (-0,5%) e nazionale (-0,2%). La progressiva contrazione dei residenti, pur essendo un fenomeno che negli ultimi anni sta interessando tutto il territorio italiano, nei comuni dell’Area Interna S-O si caratterizza per trend decrescenti più accelerati e di più lunga durata. Da notare che la flessione della popolazione residente, nei comuni dell’Area Interna Sud Ovest è sostenuta anche dalla riduzione della componente straniera che, invece, continua a crescere nel resto del Paese. In Umbria, come in Italia, si vive sempre più a lungo ma resta bassa la propensione ad avere figli. L’allungamento della vita media e la riduzione dei tassi di fecondità hanno fatto sì che l’Umbria risulti tra le regioni d’Italia con più alto indice di vecchiaia: al 1°gennaio 2018, nella popolazione residente umbra si contano 199 persone di oltre 65 anni ogni 100 giovani con meno di 15 anni; solo Piemonte, Toscana, Sardegna, Molise, Friuli Venezia Giulia e Liguria mostrano valori dell’indicatore più elevati. Il valore dell’indicatore per i comuni dell’Area Interna (251%) e di Orvieto (243%), è significativamente superiore a quello regionale (199%) e nazionale (169%).
Inoltre le previsioni demografiche regionali di Istat per il periodo 2017 – 2066 stimano, a condizioni inalterate, mantenendo, cioè, gli attuali tassi di natalità, di mortalità e di migrazione, per l’Umbria un sensibile peggioramento. Per cui è giusto porsi degli interrogativi su come contrastare e fermare tale processo di invecchiamento che, foriero di non poche problematicità future (quali la drastica riduzione di forza lavoro, soprattutto di quella creativa e innovativa legata ai giovani e la maggiore domanda di welfare cui si andrà in contro, soprattutto in termini di previdenza, spesa sanitaria ed assistenza), non si fermerà da solo”.
“L’indice di vecchiaia – ha proseguito Ripalvella – dà un po’ l’idea di quello che può definirsi il ‘debito demografico’ contratto da un paese nei confronti delle generazioni future, soprattutto in termini di previdenza, spesa sanitaria ed assistenza. Se non si interrompe il processo d’invecchiamento della popolazione, sempre più risorse destinate al welfare locale verranno assorbite dagli anziani a scapito delle altre categorie di utenza (famiglie e minori, dipendenze, povertà e disagio adulti…). Già oggi, nella distribuzione per aree d’utenza delle risorse spese dai comuni per interventi e servizi sociali, la zona sociale 12 di Orvieto (che comprende ben dodici comuni dei venti appartenenti all’Area Interna Sud-Ovest) si caratterizza per alcune peculiarità, attribuibili probabilmente ai fenomeni demografici appena osservati, che la distinguono dalle altre zone sociali umbre: le risorse impiegate per interventi e servizi sociali nell’area Famiglia e Minori (34% del totale della spesa sociale) sono decisamente inferiori al dato medio regionale (51%) mentre risulta la più elevata, tra le zone sociali umbre, la quota investita per gli anziani (per la disabilità, la Zona Sociale di Orvieto presenta una delle quote di spesa più alte, preceduta solo dalle Zone di Marsciano e di Narni)”.
“Nel 2015, nella Zona Sociale di Orvieto – ha affermato, infine, la ricercatrice AUR – sono stati spesi complessivamente 6 milioni e 188 mila euro per il welfare locale, il 72% dei quali direttamente dai comuni, l’’1% è la compartecipazione del Sistema Sanitario nazionale mentre il rimanente 17% rappresenta la compartecipazione degli utenti (che mediamente a livello regionale è pari ad un più contenuto 9%). Nella Zona Sociale del territorio Orvietano si delinea, quindi, un sistema di welfare a gestione prevalentemente comunale (finanziato soprattutto con risorse proprie dei comuni), ma caratterizzato da una minore intensità pubblica, rispetto alle altre Zone Sociali regionali, se si considera la maggiore quota di compartecipazione alla Spesa Sociale Totale da parte dei cittadini beneficiari dei servizi erogati. Il maggior contributo richiesto agli utenti viene ripagato con più elevati livelli di spesa pro capite della zona sociale di Orvieto che, spendendo ben 106 € per utente, supera notevolmente il valore medio umbro (86 €/utente), avvicinandosi a quello medio nazionale (114 €/utente)”.
Elisa Marceddu, coordinatrice del Consiglio Scientifico della Fondazione CSCO, ha poi trattato del Gioco d’azzardo nell’Area Interna Sud Ovest Orvietano, sostenendo che “rappresenta un fenomeno di grande interesse, vista la sua influenza sulla salute pubblica, sul risparmio privato, sull’economia, nonché sulla sicurezza urbana e l’ordine pubblico. Il gioco, infatti, non crea valore per un territorio, ma anzi lo toglie. Si pensi che in totale nell’Area Interna le giocate in New Slot e Videolottery, che rappresentano i principali strumenti di gioco, ammontavano nel 2016 a 31.571.720 €, con un aumento dal 2015 al 2016 del 7,8%. Analizzando la spesa complessiva per le giocate derivanti da questi apparecchi nei Comuni dell’Area Interna, è possibile vedere come esse si correlino al numero di apparecchi dedicati al gioco d’azzardo presenti sul territorio: più ce ne sono e maggiore è la porzione di reddito procapite giocata e quindi tolta al risparmio ed all’economia locale. Il numero di apparecchi correla, seppur debolmente, con il reddito procapite, per cui si potrebbe ipotizzare che esiste una tendenza ad aumentare le possibilità di gioco nei Comuni più benestanti. Dalle analisi realizzate, non emergono differenze significative connesse alla grandezza del Comune in termini di popolazione, motivo per cui si potrebbe ipotizzare, conformemente a quanto proposto dalla letteratura sul tema, che la spesa per il gioco d’azzardo sia fortemente influenzata più che altro dalle possibilità di gioco che si creano sul territorio e non è maggiore nei grandi Comuni e minore nei piccoli. Si pensi ad esempio al fatto che i primi due Comuni per giocate procapite nelle New Slot e Videolottery nel 2016 sono Orvieto (802 €) e Giove (784 €), due Comuni decisamente diversi da più punti di vista, ma simili per il numero di apparecchi da gioco presenti per 1000 abitanti, rispettivamente 6,8 e 6,5”.
Di Criticità e rischi idrogeologici del territorio ha parlato Leonardo Paganelli, il quale ha evidenziato i punti salienti dello studio condotto insieme all’Arch. Giacomo Zuppanti, entrambi membri del Consiglio Scientifico: “Dopo aver descritto e analizzato l’evoluzione geologica e geomorfologica del territorio corrispondente all’Area Interna Sud-Ovest (Orvietano), collocabile nella media valle del fiume Tevere, ci siamo soffermati sulle criticità idrogeologiche dei quattro contesti geomorfologici che la compongono. Tale territorio, ricadendo nell’amministrazione del più vasto Distretto Idrografico dell’Appennino Centrale, viene suddiviso, secondo il D. Lgs 23 febbraio 2010 n. 49, in due Aree Omogenee (AO3 e AO8), per le quali lo studio fornisce caratteristiche e dati sulla pericolosità e sul relativo fattore di rischio da alluvione e da frana in relazione a diverse varianti, come la superficie interessata, la popolazione residente, la portata del corso d’acqua, l’uso del suolo e la conservazione della natura. Lo studio fornisce, infine, un quadro generale dei principali finanziamenti erogati e dei macro-interventi progettati, in esecuzione o già realizzati nei singoli comuni che ricadono nei confini dell’Area Interna Sud-Ovest (Orvietano). Oltre ad uno scopo divulgativo, l’articolo ha come obiettivi quelli di costituire la base di successivi approfondimenti e di sensibilizzare e formare il lettore/cittadino sulle fragilità ambientali di un territorio soggetto ad incessanti trasformazioni e, pertanto, in cui si è obbligati ad agire con estrema attenzione”.
Tra gli altri interventi, infine, quello dell’Avv. Sergio Finetti, membro del Consiglio di Indirizzo della Fondazione Cassa di Risparmio di Orvieto che ha posto in rilievo “il problema del credito a livello locale, caratterizzato da un aumento dei depositi con la conseguente stasi degli investimenti e dell’economia per effetto di un elevato rischio finanziario”. “Le situazioni illustrate dai relatori nella odierna presentazione del Bollettino 2018 devono indurre, sia i decisori politici negli Enti Locali che le organizzazioni non governative, e le Fondazioni bancarie a valorizzare strumenti di analisi puntuale della realtà economica quale è, ad esempio, il Bollettino. Tutti questi soggetti, dovrebbero avvalersi proprio del Centro Studi Città di Orvieto per approfondire in modo rigoroso e scientifico tematiche di grande interesse per il territorio”.
Infine, Francesco Paolo Li Donni, giornalista ed imprenditore di ‘Orvieto Eventi’ ha evidenziato che “anche da questo numero del Bollettino emerge la vocazione fortemente turistica di questa città e del suo territorio. La vocazione turistica, in particolare, è in grado di produrre una forza lavoro giovane e dinamica. La domanda che si devono porre, allora, sia i decisori politici che gli imprenditori è la seguente: siamo in grado a Orvieto di prendere questo treno? Non essendoci un vero e proprio Distretto Economico del Turismo c’è una forte necessità di organizzare le competenze. Il Centro Studi in questo senso avrebbe un ruolo centrale, in quanto luogo dove approfondire le tematiche connesse con lo sviluppo turistico della città. A tale scopo, ‘Orvieto Eventi’ si farà promotore di un Forum sul ruolo della formazione per il turismo di qualità, al quale saranno invitate tutte le forze economiche e sociali attive di questo territorio. In questo senso, il recente accordo siglato tra la Fondazione CSCO e la Società Dante Alighieri rappresenta un esempio di efficace promozione turistica del territorio, visto che richiama turismo di qualità”.
Ulteriori informazioni
Ultimo aggiornamento