COMUNICATO STAMPA n. 772/19 G.M. del 07.11.19
“ACHILLE PERILLI. BEYOND”. Al Vetrya Corporate Campus di Orvieto l’artista delle “geometrie irrazionali” espone dal 14 novembre 2019 al 29 febbraio 2020
(ON/AF) – ORVIETO – L’arte di Achille Perilli, considerato tra i maggiori artisti contemporanei del Novecento, sarà al centro della mostra intitolata “ACHILLE PERILLI. BEYOND” che si svolgerà dal 14 novembre 2019 al 29 febbraio 2020 presso Palazzo Petrangeli a Bagnoregio e al Vetrya Corporate Campus di Orvieto (via dell’Innovazione 2).
La mostra, articolata in due sedi distinte ma complementari, l’una come continuazione dell’altra, avrà anche una doppia inaugurazione: giovedì 14 novembre alle 18.30 a Palazzo Petrangeli di Bagnoregio (VT) e venerdì 15 alle 18.30 al Vetrya Corporate Campus di Orvieto (TR).
Il progetto espositivo è curato da Davide Sarchioni con la collaborazione di Nadja Perilli e organizzata da Fondazione Luca e Katia Tomassini e Comune di Bagnoregio, in collaborazione con Vetrya, Casa Civita, Archivio Achille Perilli e Terramedia-LaDI Art di Isaco Praxolu.
Nelle sale di Palazzo Petrangeli a Bagnoregio la mostra riunisce una selezione di 68 lavori dell’artista romano, in un percorso che affronta sinteticamente i diversi e importanti momenti di ricerca dell’artista, anche distanti nel tempo, come: la serie dei raffinatissimi lavori su carta degli anni Ottanta; alcune storiche sculture totemiche degli anni Sessanta, le cosiddette “Colonne” ispirate a quelle romane antiche dove si snodano le sequenze graffite e immaginative dei “fumetti”; le ceramiche e le terrecotte degli anni Novanta con i “Bistorti”, elementi di un vaso accumulati uno sull’’altro in maniera sbilanciata e senza un centro, e le “Argille”, tegole con geometrie a rilievo frutto di un’affascinante immersione nella materia primigenia.
Nelle numerose tele più recenti, dai cromatismi accesissimi e brillanti e le tonalità terrose degli ocra e dei marroni, si evidenzia l’utilizzo assoluto del colore che prende il sopravvento sulla forma. Tanto nelle ceramiche e nelle terrecotte, quanto nei dipinti color “terra”, si riscontra un legame voluto con questo territorio dove Perilli e la sua famiglia vive da molti anni. Ad esse sono accostati alcuni lavori associabili alle esperienze del gruppo “Forma”, come “Paesaggio astratto” del 1947, recentemente esposto nella grande retrospettiva che il museo dell’Ermitage ha dedicato a Achille Perilli nel 2018, e “A di grande spazio” del 1951, insieme ad altre “geometrie” dei primi Novanta.
Ad Orvieto, invece, negli spazi di Vetrya – azienda presente sia nel campo della ricerca tecnologica, sia nel dibattito culturale per favorire la comprensione dei cambiamenti della società nell’era digitale – un insieme di 24 piccole e preziose composizioni, coloratissime e ironiche, fa da contrappunto all’atmosfera severa e rigorosa data dalla sequenza di 13 dipinti a fondo nero realizzati da Perilli tra il 2008 e il 2015, in cui le articolazioni cromatiche strutturali delle forme, eseguite sulle tonalità degli azzurri e dei verdi, con improvvise accensioni del giallo o del rosso, sono accentuate dai contorni netti ritagliati da un nero compatto.
Si tratta di creative e proliferanti strutture avvolgenti che descrivono spazi virtuali analoghi a certe configurazioni digitali tridimensionali. Qui, più che altrove, l’artista sembra guardare al futuro (“In viaggio verso il futuro”, 2009), in sintonia con la nuova dimensione ubiquitaria offerta da internet e dai social-network, attraverso formulazioni geometriche che conquistano spazi inesplorati, frutto del inconscio e della percezione delle persone. Con questi lavori, Perilli si spinge di nuovo oltre, come se stesse già traguardando nuove soluzioni che saranno verificate nell’opera successiva, rimanendo in attesa del dopo.
L’artista, Achille Perilli (Roma, 1927) è un maestro riconosciuto che ha contribuito a segnare profondamente le vicende dell’arte italiana e internazionale del Novecento a partire dal secondo dopoguerra quando è stato tra i firmatari del manifesto del gruppo Forma 1 (1947-1948) per la difesa dell’arte astratta. Il suo nome si afferma ben presto nei circoli artistici legati al gruppo romano: gli artisti del gruppo, che si incontravano nel laboratorio di Renato Guttuso, furono i primi nell’Italia del dopoguerra a interessarsi all’Astrattismo, opponendo il proprio lavoro all’arte Realista e Simbolista che veniva percepita come decadente.
Nel 1949 aderisce al Movimento per l’arte concreta; dal 1957 al 1960 dirige con G. Novelli la rivista L’esperienza moderna; con altri fonda, nel 1964, la rivista Grammatica e partecipa alla Biennale di Venezia (1962, 1968).
Interessato inizialmente a composizioni astratte con sequenze grafico-narrative, dagli anni Settanta si è dedicato alle machinerie, strutture mutanti, determinate da una metodologia irrazionale. Sempre a contatto con gli ambienti culturali più all’avanguardia, nel 1971 scrive il Manifesto della Folle Immagine nello Spazio Immaginario; nel 1972 partecipa alla costituzione del Gruppo Altro; nel 1982 pubblica il manifesto Teoria dell’irrazionale geometrico. Achille Perilli ha collaborato anche ad allestimenti teatrali.
Dai primi anni Settanta a oggi, l’artista ha continuato a sviluppare tale direzione di ricerca in un “continuum” di approdi sempre nuovi ed esaltanti, come nella selezione di lavori recenti degli anni 2000 che costituiscono appunto il fulcro della mostra “Achille Perilli. Beyond”.
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