Per il progetto “Tesori dell’Urbe” visita al Giardino Sanvitani

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Per il progetto “Tesori dell’Urbe” visita al Giardino Sanvitani

COMUNICATO STAMPA n. 341/19 G.M. del 14.05.19
Progetto “Tesori dell’Urbe”: visita al Giardino Sanvitani, Giovedì 16 Maggio alle ore 10:30
(ON/AF) – ORVIETO – E’ il Giardino Sanvitani in Via Felice Cavallotti, 39 nel centro storico, l’ultima tappa del percorso culturale attraverso le bellezze urbane di Orvieto denominato “Tesori dell’Urbe”, promosso  per questo Anno Accademico dall’Unitre
L’appuntamento guidato dall’Architetto Raffaele Davanzo è per Giovedì 16 Maggio alle ore 10:30
Il Giardino Sanvitani
Il palazzo Sanvitani sorge lungo Via Felice Cavallotti, già denominata Reto Lungo. Fu realizzato da Angelo Sanvitani, un editore orvietano che nel 1662 pubblicò a Parigi la famosa incisione con la rappresentazione della città di Orvieto, comprendente un profilo della rupe, una mappa dell’antico territorio con le vedute prospettiche di dieci castelli dipendenti e una veduta della città in assonometria. Il prospetto del palazzo risale al XVII secolo e si deve a una ristrutturazione di un preesistente edificio. Il suo giardino occupa l’intera larghezza dell’isolato compreso tra via degli Orti e via del Pozzo Bianco, ed era concepito originariamente appunto come un grandissimo orto.
La configurazione attuale del giardino risale alla prima metà del Novecento. La sua bellezza ed il suo interesse risiedono nel fatto che è un’intima sintesi tra un giardino formale (quello cosiddetto all’italiana), un giardino romantico ed un giardino esotico. La sua vera essenza è quella di giardino romantico, perché al là dell’impostazione generale geometrica ha uno sviluppo naturale e spontaneo, frutto di una concezione della natura come entità pura, perfetta e selvaggia in libera unione tra elementi naturali e artificiali che si intersecano in maniera casuale senza offrire una completa visione d’insieme. Non vi sono piante trattate secondo l’arte topiaria, cioè con potature tendenti a conferire configurazioni geometriche o artificiali: anzi, ogni specie è lasciata libera di svilupparsi naturalmente. Ma è anche un giardino liberty: molte sono infatti le piante tipiche dell’inizio del Novecento, quella Belle Epoque che portò in Italia, anche nell’arte verde, soffi e profumi di esoticità, come il bambù o il lillà. Si ricorda il contemporaneo e bellissimo giardino di Ninfa: un tipico giardino all’inglese, iniziato da Gelasio Caetani nel 1921 nell’area dei ruderi della scomparsa cittadina medioevale di Ninfa. Nel Giardino Sanvitani molte piante sono esotiche, come i due alberi di canfora che accentuano l’atmosfera di sogno e di incanto che pervade questo profumato e segreto tesoro.

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Ultimo aggiornamento
14/05/2019