COMUNICATO STAMPA n. 797/18 G.M. del 23.10.18
Umbria Jazz Winter #26. Orvieto, 28 dicembre 2018 / 1° gennaio 2019
• Nel cartellone: alcune esclusive, i più bei nomi del jazz italiano (Rava, Fresu, Bozzo, Boltro) e personaggi di culto del jazz americano (Ethan Iverson, Barry Harris)
• Inoltre, i progetti speciali dalla storia del jazz, al cinema fino “Viva/De André”, ricordo di Fabrizio De Andrè a 20 anni dalla morte
(ON/AF) – ORVIETO – Più che rodata la sua formula vincente, l’edizione 2018 di Umbria Jazz Winter – la 26^ in programma ad Orvieto dal 28 dicembre 2018 al 1° gennaio 2019 – non tradisce le aspettative del pubblico e dopo la special edition del 25nnale celebrato lo scorso anno, si presenta con un ammiccante cartellone di artisti e concerti che animeranno i cinque giorni fra Natale e Capodanno, che si terranno nelle location più significative del centro storico: il Teatro Mancinelli, il museo “Emilio Greco”, le sale del Palazzo del Capitano del Popolo.
Centro storico che si offre nella sua bellezza storico-artistica, architettonica, paesaggistica e di tradizioni enogastronomiche di tutto rispetto. Seguendo il filo del programma di Umbria Jazz Winter # 26, Orvieto sarà il biglietto da visita accogliente di un territorio che va scoperto e goduto in ogni suo angolo, e porta d’ingresso all’Umbria che racchiude in sé tutti i caratteri della metà ideale per trascorrere le feste di Natale e Fine Anno.
Il cartellone di Umbria Jazz Winter 2018, presentato questa mattina ad Orvieto, non contraddice come qualità quello dello scorso anno poiché si presenta con tante proposte e progetti interessanti ed alcune esclusive.
Nei cinque giorni del festival promette musica, dalla tarda mattinata a notte fonda, senza soluzione di continuità. Ad avvicendarsi saranno i più bei nomi del jazz italiano: Rava, Fresu, Bozzo, Boltro e personaggi di culto del jazz americano esponenti di generazioni diverse: Ethan Iverson, Barry Harris.
Immersi nell’atmosfera unica che ogni anno Orvieto regala al popolo del jazz, quest’anno gli artisti presenti all’evento – quasi tutti residenti, quindi si potranno ascoltare più volte nei cinque giorni della manifestazione – hanno scelto di proporre alcuni aspetti particolari del variegato e attuale universo jazz: attingendo alla sua storia con l’omaggio alla leggenda di New Orleans, la città culla del jazz, alle musiche del cinema italiano, all’arte di Bud Powel pianista e compositore statunitense e al bebop degli anni quaranta, al ricordo di Fabrizio De André a vent’anni dalla scomparsa con uno spettacolo tra jazz e canzone, letture e documenti originali. Progetti diversi e proposti in formazioni diverse.
Se da un lato il programma conferma l’identità di una manifestazione “colta”, non d’élite, il rapporto con la musica resta un profondo e motivato, tanto da cogliere, sempre nel segno della qualità e secondo la filosofia di Umbria Jazz, anche le proposte più “popolari” dei generi musicali che vanno incontro ai gusti di coloro che non sono propriamente specialisti del jazz.
E allora, musica non stop al Palazzo dei Sette e Jazz lunch e Jazz dinner al “Malandrino” e al “San Francesco” dove jazz ed enogastronomia sono di casa. Presenza imprescindibile la band toscana dei Funk Off con le loro coinvolgenti e festose street parade per le vie del centro storico al ritmo di funky e tradizioni musicali di New Orleans (rivisitate in chiave moderna).
Per chi ama far tardi dopo la mezzanotte, ecco le jam session uno dei riti più identitari del jazz fin dalle sue origini, con la resident band: Piero Odorici e Daniele Scannapieco ai sax, Andrea Pozza al piano, Aldo Zunino al contrabbasso e Antony Pinciotti alla batteria, una band di musicisti esperti, che – tutto dal vivo – restituiscono perfettamente il clima infuocato delle jam.
Restano centrali i due momenti che da sempre caratterizzano Umbria Jazz Winter: il Concerto Gospel che segue la Messa di Capodanno in Duomo, quest’anno con la presenza del New Direction Gospel Choir del Tennessee, gruppo fondato nel 1997 da Travis Bryan, oggi uno dei primi cori di gospel riconosciuto a livello internazionale.
Il secondo momento caratterizzante Umbria Jazz Winter è la notte che saluta l’arrivo del nuovo anno con tre grandi veglioni in altrettanti locali e con concerti prima e dopo la mezzanotte.
Anche quest’anno Umbria Jazz offre una vetrina di prestigio a due giovani formazioni: la vincitrice del Conad Jazz Contest 2018 ed il Berklee/Umbria Jazz Clinics 2018 Award Group, ovvero gli studenti più promettenti tra quelli che hanno frequentato i corsi estivi del College di Boston.
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Tutti i musicisti di Umbria Jazz Winter # 26 (Fonte: Servizio Comunicazione UJW)
Riflettori puntati sul Bebop con Barry Harris, l’ultimo grande superstite dell’età d’oro del genere che negli anni ‘40 rivoluzionò il jazz, e un artista contemporaneo, Ethan Iverson, con un progetto (in esclusiva per Umbria Jazz Winter) sull’arte e la figura di Bud Powell, che del Bebop fu, con Thelonious Monk, il più importante pianista.
Harris (89 anni, di cui ottantaquattro passati davanti al pianoforte) suonerà in trio con Ben Street al contrabbasso e Lewis Nash alla batteria. È la stessa sezione ritmica che userà Iverson per i suoi arrangiamenti con la Umbria Jazz Orchestra in “Bud Powell on 21st century”. Iverson, autentico intellettuale del Jazz moderno con una sconfinata cultura musicale, sarà anche protagonista di una solo piano performance.
In prima assoluta (a parte una sorta di numero zero) Umbria Jazz presenta “Viva/De André”, spettacolo di musica e parole allestito da Luigi Viva, giornalista e scrittore, grande conoscitore e fan di Fabrizio, con documenti audio inediti, letture e musica suonata dal vivo da un quintetto con Francesco Bearzatti. È il modo di ricordare, a vent’anni dalla morte, Fabrizio De André, che amava il jazz e da giovane lo suonò.
“Mare Nostrum” è il titolo di una insolita esperienza di condivisione artistica cui hanno dato vita più di un decennio fa Paolo Fresu, Richard Galliano e Jan Lundgren. Il trombettista sardo, il fisarmonicista francese e il pianista svedese, pur senza mai mettere da parte le rispettive radici, si tuffano in un mare grande in cui si affacciano culture, genti, identità diverse ma destinate all’incontro, non alla separatezza. Di prossima pubblicazione il terzo e (forse) ultimo disco del trio.
Due proposte diverse, ma entrambe dedicate alla musica che ha contribuito a fare grande il cinema italiano.
“La Dolce Vita”, quartetto con Giovanni Tommaso, Enrico Rava, Danilo Rea e Roberto Gatto, è l’occasione per celebrare nel modo migliore i sessant’anni di carriera di Tommaso, figura chiave del processo di maturità del jazz italiano. La band, vera e propria all stars, è anche la reunion di un gruppo di amici.
“Cinema Italia” si definirebbe, parlando di film, un eccellente cast: Rosario Giuliani al sax, Luciano Biondini alla fisarmonica, Enzo Pietropaoli al contrabbasso e Michele Rabbia alle percussioni, batteria ed elettronica. Il loro è un punto di vista musicale contemporaneo che non tradisce mai la melodia di temi indimenticabili, ma allo stesso tempo li presenta con una nuova forza e vitalità.
Storyville Story e The Big Easy Trio hanno in comune il richiamo a New Orleans e una figura originale come Mauro Ottolini.
Con Ottolini in Storyville Story ci sono Fabrizio Bosso, Vanessa Tagliabue Yorke, Paolo Birro, Glauco Benedetti, Paolo Mappa.
Storyville era il quartiere più “hot” di New Orleans, in cui si concentravano locali notturni, caffè, bische e bordelli. Il jazz dei grandi trombettisti o dei pianisti stride era la sua colonna sonora. In questo spettacolo, attraverso brani storici trascritti e arrangiati da Ottolini, rivive la leggenda e soprattutto la sua musica.
Anche The Big Easy Trio rende omaggio a New Orleans, nota come The Big Easy, ed alla musica Nera. Otis Redding, Ray Charles, Etta James, Fontella Bass per arrivare a Amy Winehouse: il repertorio percorre la storia del Blues, dell’R&B, del Jazz delle origini fino ai giorni nostri, e mette in evidenza la cifra più black della voce di Karima, sostenuta dagli arrangiamenti di Ottolini e dallo swing di Roberto De Nittis.
Nel cartellone anche Giovanni Guidi con il suo quintetto. Il pianista di Foligno a 33 anni è ormai una figura importante del nuovo jazz italiano ed europeo. Due anni fa ha vinto il referendum di Musica Jazz per il miglior disco italiano, “Ida Lupino”, e sta per uscire il suo quarto cd per la ECM, con una formazione che è per quattro quinti quella del concerto orvietano (Francesco Bearzatti al sax, Roberto Cecchetto alla chitarra, Joe Rehmer al contrabbasso e João Lobo alla batteria).
Flavio Boltro, trombettista di talento da anni protagonista della scena del jazz, presenta il trio BBB in cui si fondono organicamente atmosfere liriche e ritmi serrati, elettronica e swing, improvvisazioni e groove. La musica e la formazione (unica nel suo genere: tromba-basso-batteria) sono nate dalla volontà di non utilizzare strumenti armonici come il piano o la chitarra per avere maggiore libertà espressiva e porre l’accento sull’interazione tra tromba e sezione ritmica.
Il jazz, ovvero l’arte dell’incontro. A partire dal duo, formula più semplice a dirsi che a farsi. A Orvieto saranno in scena il duo Paolo Fresu – Danilo Rea e quello Fabrizio Bosso – Julian Oliver Mazzariello.
Il primo non è un evento tanto abituale nonostante Fresu e Rea si conoscano da una vita e frequentino da protagonisti la scena del jazz. Il loro incontro quindi è una occasione da non perdere per ascoltare artisti accomunati da un grande senso della melodia, raffinati costruttori di emozioni.
Fabrizio Bosso e Julian Oliver Mazzariello invece hanno percorso in tandem (non a caso è il titolo del loro disco in duo) gran parte delle loro carriere, nel senso che hanno pedalato insieme, artisticamente parlando, verso obiettivi condivisi. Una lunga storia di musica e di amicizia, quella tra il trombettista torinese e il pianista anglo italiano, cominciata addirittura nei primi anni del 2000 e poi confermata negli anni.
Ancora jazz italiano con il quartetto di Fabio Zeppetella, chitarrista stabilmente partecipe della élite musicale europea per il talento di improvvisatore, il lirismo, la tecnica strumentale, le doti di compositore e didatta; il quartetto di Claudio Jr. De Rosa, giovane (classe 1992) ma già affermato sassofonista, compositore e arrangiatore che ha riscosso consensi e vinto premi in Italia e all’estero, dove ha spesso lavorato (soprattutto in Olanda); Filippo Bianchini, umbro di origini (è nato proprio a Orvieto) e per formazione musicale (diploma in sassofono al Conservatorio di Perugia nella classe di Mario Raja) ma musicista internazionale per i lunghi soggiorni all’estero, in particolare in Olanda e in Belgio; Andrea Pozza, che è anche membro dell’House Quintet che anima le jam session e si esibisce come solista nei jazz lunch. Pozza è uno dei più stimati pianisti italiani, eclettico, colto, elegante.
Italiano non di origine ma di adozione per scelta di vita è Nick the Nightfly, diventato popolare dai microfoni di Radio Monte Carlo con i suoi programmi ironici e colti, dai quali si ascolta sempre ottima musica, e per le sue compilation di culto. Nick è però prima di tutto un eccellente performer che si circonda di ottimi musicisti.
Dagli Stati Uniti due cantanti molto diversi ma che interpretano nel segno della ortodossia altrettanti storici filoni della musica americana. Allan Harris è un jazzman, anzi un crooner raffinato che il pubblico di Umbria Jazz conosce bene per averne seguito la crescita negli ultimi anni. Oggi Harris è uno dei vocalisti più stimati della scena americana. Wee Willie Walker, originario del Mississippi, è un autorevole esponente del sound di Memphis, città in cui è cresciuto. Le sue radici musicali affondano però nel gospel, che ha cantato da ragazzo. Ad Orvieto si esibisce con The Anthony Paule Soul Orchestra, band formata da autentici specialisti del Soul, con all’attivo collaborazioni prestigiose. La sua costituzione come gruppo stabile è recente ed è avvenuta in Italia, in occasione del festival di Porretta.