Sistemi di invasi sul fiume Paglia, esperienza apripista nella gestione degli interventi nel settore idrico

Data:

Sistemi di invasi sul fiume Paglia, esperienza apripista nella gestione degli interventi nel settore idrico

COMUNICATO STAMPA n. 637/21 G.M. del 30.07.21 
“Verso il progetto di fattibilità dei sistemi di invasi sul fiume Paglia”: affidata ad Invitalia la gara per realizzare la progettazione dei sistema di invasi sul fiume Paglia
• Il sistema invasi farà da “apripista” e dovrà mitigare le piene e gli impatti sul territorio orvietano e la Capitale
• Ad Orvieto convegno di presentazione degli obiettivi generali dell’intervento e del percorso scelto per l’individuazione delle soluzioni progettuali
(ON/AF) – ORVIETO – Migliorare le condizioni di sicurezza idraulica delle popolazioni e dei territori lungo l’asta del Paglia e nel tratto del Tevere a valle della confluenza del fiume Paglia; disporre di importanti volumi di acqua da utilizzare per soddisfare i fabbisogni idrici, riqualificare le aree degradate del bacino, con conseguenti benefici ambientali per il territorio e le popolazioni; garantire una fruizione sostenibile delle acque e delle sponde
Sono solo alcuni degli obiettivi del “Progetto di fattibilità dei sistemi di invasi sul fiume Paglia” previsto dal primo stralcio del Piano nazionale degli interventi nel settore idrico – importo finanziato € 2.433.296,00 – di cui l’Autorità di Bacino distrettuale dell’Appennino Centrale è il soggetto attuatore. 
Progetto che scaturirà da una complessa procedura di affidamento della progettazione di fattibilità tecnica ed economica di cui Invitalia sarà la centrale di committenza per la gara.
Il sistema di invasi sarà destinato ad una pluralità di obiettivi riconducibili alla mitigazione del rischio idrogeologico, all’approvvigionamento della risorsa idrica in caso di siccità e alle misure per conservare la qualità naturalistica dell’asta fluviale e delle biodiversità.
La progettazione dovrà produrre una riduzione dei colmi di piena e favorire l’asincronicità con i rilasci della diga di Corbara; disporre di nuove fonti di approvvigionamento idrico, migliorare le condizioni ambientali dei corpi idrici, analizzare/valutare/soddisfare rispetto alle caratteristiche del contesto territoriale ed ambientale
Per garantire la massima condivisione del progetto, data l’importanza strategica che esso riveste e alla vigilia dell’avvio del dibattito pubblico previsto nei prossimi mesi, secondo la procedura introdotta dal Codice dei contratti per assicurare la massima informazione, partecipazione e confronto pubblico sulle possibili soluzioni progettuali che verranno individuate, questa mattina si è svolto presso la Sala Consiliare del Comune di Orvieto, in presenza secondo le norme anti Covid-19 e in streaming sulle pagine FB dell’Autorità di distretto ( https://bit.ly/2VmUpKI ) e di Alta Scuola ( https://www.facebook.com/scuoladialtaspecializzazione ), l’evento scientifico dal titolo “Verso il progetto di fattibilità dei sistemi di invasi sul fiume Paglia”, organizzato dall’Autorità di bacino distrettuale dell’Appennino centrale insieme alla Regione Umbria, al Comune di Orvieto e all’associazione culturale e scientifica Alta Scuola.
Il convegno ha dato modo di illustrare ai vari tecnici e amministratori presenti, gli obiettivi generali dell’intervento e di approfondire il percorso scelto per l’individuazione delle soluzioni progettuali, partendo dagli aspetti del Piano nazionale degli interventi nel settore idrico / Sezione Invasi per il fiume Paglia (il principale degli affluenti di destra del Tevere per lunghezza e per la maggiore portata) con particolare riferimento al progetto di fattibilità relativo alla realizzazione del sistema di invasi sull’asta fluviale, finalizzato a mitigare le piene e gli impatti sul territorio orvietano e il fiume Tevere dove il Paglia confluisce a valle del lago di Corbara (nella pianura tra Orvieto e Baschi) dopo aver percorso dal Monte Amiata 86 km e attraversando Toscana, Lazio e Umbria. Lungo il suo corso il fiume accoglie numerosi affluenti, alcuni dei quali di portata notevole che, fra tutti gli affluenti del Tevere, lo rendono determinante nella formazione delle piene del Tevere a Roma.
L’ultima alluvione devastante del Paglia, il 12 novembre 2012, come è noto, vide sommersa la Maremma grossetana e parte dell’Umbria nella zona di Orvieto e di Perugia, e nel Lazio la Provincia di Viterbo con una piena record di 2.300 m³/s all’idrometro di Orvieto scalo, prima della confluenza con il Tevere dove ha toccato un livello di 10,20 metri allagando completamente la piana e causando seri danni.
Il progetto interesserà il territorio di 25 Comuni in tre Regioni e avrà una notevole rilevanza non solo per la riduzione del rischio idraulico nelle aree del Paglia, ma anche per la difesa della Capitale. I progettisti dovranno sviluppare almeno tre soluzioni alternative con le quali andare al dibattito pubblico della durata di 4 mesi che verrà gestito da un soggetto terzo individuato in base al Codice Appalti.
In apertura del convegno, coordinato dal geologo ed esperto di Contratti di fiume, Endro Martini, il Capo Dipartimento della Protezione Civile, Fabrizio Curcio ha inviato un suo contributo video nel quale ha evidenziato la “necessità di dare continuità normativa per una gestione costante delle problematiche del territorio nel corso del tempo. Diverse infatti sono state le stagioni normative che si sono succedute, il risultato è che oggi siamo purtroppo ancora fortemente impegnati nella cosiddetta parte non strutturale, cioè la gestione emergenziale del problema che limita l’attività struttale. Il percorso messo in piedi per il progetto di fattibilità dei sistemi di invasi sul fiume Paglia ed arrivare al risultato finale che è poi quello di influire realmente sulle infrastrutture idrauliche, è determinante e fondamentale per proteggere i nostri cittadini e i territori. Il Dipartimento sta facendo la propria parte e continuerà a farla seguendo l’iter in ogni sua fase e le conclusioni operative che saranno individuate”. 
In video collegamento anche Angelica Catalano, Direttore generale per le dighe e le infrastrutture idriche del Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili nel portare i saluti del Capo Dipartimento ha auspicato che “l’incontro sia l’inizio di un percorso importante sia per il territorio che per il Ministero che ha immaginato e programmato una serie di opere importanti per i diversi territori finanziando ad oggi 18 progetti nazionali. Il progetto di fattibilità dei sistemi di invasi sul fiume Paglia fa un po’ da ‘apripista’. Riprendere a progettare grandi dighe non è facile nel nostro paese, abbiamo quindi l’esigenza di completare le opere incompiute. E’ lo sforzo che stiamo portando avanti. Siamo un’amministrazione che non è solo erogatrice di finanziamenti, ma vuole essere presente sui territori con l’attività di vigilanza e controllo. Le coordinazioni con le Autorità di distretto sono strettissime per le varie fasi progettuali ed esecutive. Il territorio orvietano è dunque all’inizio di un percorso che seguiremo”. 

Il Sindaco di Orvieto, Roberta Tardani nel dare il benvenuto a tutti i relatori, ha parlato di “un momento importante per il nostro territorio. E’ un privilegio per noi fare da apripista in questo processo. Un privilegio ma anche una responsabilità e ne siamo consapevoli. Siamo di fronte ad un momento importante per il nostro territorio che sappiamo bene è molto fragile. Personalmente, allora ero vice sindaco, ricordo molto bene l’alluvione del 2012 e quello che comportò. Oggi però è sicuramente l’inizio di un percorso nuovo. La partecipazione e la condivisione è molto importante per trovare le soluzioni più idonee per la tutela del nostro territorio. Sono d’accordo nel dire che oltre ai fondi stanziati per le opere è altrettanto importante il monitoraggio e il controllo costante. Porto il saluto della Presidente della Regione Umbria, Donatella Tesi e dell’Assessore alle Opere pubbliche ed infrastrutture, Enrico Melasecche trattenuti da precedenti impegni istituzionali ma che garantiscono il loro supporto in questo percorso”. 

“Ho un ricordo degli anni ’50 quando la gente era costretta a lasciare le case con tutto quello che aveva per mettersi al riparo dalle esondazioni del Paglia – ha affermato il Vice Sindaco, Mario Angelo Mazziricordo anche che negli anni ’90, entrato da dirigente al Comune di Orvieto, ho passato molte notti sul Ponte dell’Adunata per controllare il livello del fiume, pronti a chiudere gli accessi alla città e a dividerla in due. Allora gli unici contatti che avevamo erano quelli con il Consorzio di Bonifica Val di Paglia. Nel 2003/2006 iniziarono i lavori sui torrenti a partire dal Carcaione che ha una portata importante. Nel frattempo cresceva e si affermava la possibilità del monitoraggio ma non ancora quella del controllo. Con l’alluvione del 2012 è arrivato il disastro. Da allora ci siamo attrezzati inviando sms ai cittadini allertandoli, inserendo tabelloni elettronici che intercettano le aree a rischio, ma ciò comporta un grande impegno per la protezione civile. Oggi quindi accogliamo con grande interesse l’iniziativa dei sistemi di invasi sul fiume Paglia. Mi sento però di dire che dobbiamo porre la massima attenzione per preservare il più possibile le produzioni agroalimentari che caratterizzano la nostra economia territoriale. C’è poi la questione della componente mercurio proveniente dall’Amiata in forma non disciolta ma in forma di sedimento nel Paglia. Il tema quindi è sì la risoluzione dei nostri problemi ma parallelamente salvaguardare al massimo le prerogative del territorio. C’è la questione climatica e quella energetica e c’è la discarica. Attualmente stiamo facendo una battaglia alle pale eoliche e al fotovoltaico, quindi vorremmo che dal punto di vista energetico vi fosse un equilibrio. Ringrazio tutti per gli impegni presi”.

Erasmo D’Angelis, Segretario Generale dell’Autorità di bacino distrettuale dell’Appennino centrale ha parlato del progetto dei sistemi di invasi sul Paglia come di “un appuntamento davvero importante, una grande opera pubblica sostenibile. Un sistema di ‘laghi della tranquillità’ dove il Paglia può sfogare tutta la sua forza in caso di colmo di piena. L’Italia ha il maggior numero di corsi d’acqua che hanno la particolarità di essere torrentizi il che significa alluvioni improvvise e devastanti. Abbiamo anche le maggiori piovosità e in questo senso l’intervento sul Paglia deve essere bene interpretato e valorizzato in quanto questi laghi devono invasare acqua di piena da farla poi diventare multiuso per altre attività, dall’antincendio, allo sport, all’idropotabilità. Meno acqua immagazziniamo meno acqua avremo. Il dibattito pubblico che avvieremo in 25 comuni interessati dagli invasi serve per far esprimere i cittadini sulle diverse opzioni di invaso e di gestione dell’acqua. Oggi siamo nella fase esecutiva e serve un patto di condivisione. È un’occasione straordinaria, la prima che si sperimenta in Italia e che ha l’obiettivo di riconnettere un fiume, di riqualificare l’attraversamento del Paglia nel territorio, è l’occasione per mettere la manutenzione al primo posto insieme alla riforestazione e alla successiva manutenzione. Parte la gara per realizzare il sistema di invasi e con Invitalia siamo già in una fase operativa. Ringrazio Alta Scuola per il supporto tecnico e di competenza che sta dando”.

I dettagli dell’intervento sono stati approfonditi da vari esperti.
Pietro Ceravola e Carlo Ferranti Dirigenti rispettivamente dell’Area Risorsa Idrica e dell’Area Difesa Suolo dell’Autorità di Bacino Distretto dell’Appennino Centrale hanno spiegato l’inquadramento normativo del finanziamento nell’ambito del Piano nazionale degli interventi nel settore idrico, la programmazione e realizzazione di interventi necessari alla mitigazione dei danni connessi al fenomeno della siccità, il potenziamento e adeguamento delle infrastrutture idriche e le caratteristiche del percorso per determinare la soluzione progettuale.
E’ stata poi richiamata la genesi dell’intervento proposto che fa riferimento alle caratteristiche del bacino del Paglia e la sua significativa incidenza sul regime di piena del Tevere, tanto che sin dal secolo scorso (1938/1942) è stato oggetto di studi e proposte di interventi di regimazione idraulica e di regolazione idrologica finalizzati a contenere il rischio e ad utilizzare i volumi di piena per i diversi usi e il miglioramento ambientale.
Si è poi passati alle finalità della progettazione articolata, secondo tre livelli di approfondimenti tecnici: progetto di fattibilità tecnica ed economica, progetto definitivo e progetto esecutivo, che dovranno assicurare il soddisfacimento dei fabbisogni della collettività; la qualità architettonica e tecnico funzionale e di relazione nel contesto dell’opera; la conformità alle norme ambientali, urbanistiche e di tutela dei beni culturali e paesaggistici, nonché il rispetto di quanto previsto dalla normativa in materia di tutela della salute e della sicurezza; un limitato consumo del suolo; il rispetto dei vincoli idro-geologici, sismici e forestali e gli altri vincoli esistenti. 
E ancora: il risparmio, l’efficientamento ed il recupero energetico nella realizzazione e nella successiva vita delle opere nonché la valutazione del loro ciclo di vita e la manutenibilità; la compatibilità con le preesistenze archeologiche; la razionalizzazione delle attività di progettazione e le connesse verifiche attraverso il progressivo uso di metodi e strumenti elettronici specifici quali quelli di modellazione per l’edilizia e le infrastrutture; infine, la compatibilità geologica, geomorfologica, idrogeologica dell’opera e l’accessibilità e adattabilità secondo le disposizioni in materia di barriere architettoniche.
Ai fini della progettazione è prevista la redazione del Documento Preliminare all’Avvio della Progettazione che riporta: la situazione iniziale e la possibilità di far ricorso a tecniche di ingegneria naturalistica; gli obiettivi generali da perseguire e le strategie per raggiungerli; le esigenze e i bisogni da soddisfare; le regole e le norme tecniche da rispettare; i vincoli di legge relativi al contesto in cui l’intervento è previsto e le funzioni che dovrà svolgere; i requisiti tecnici che dovrà rispettare; gli impatti dell’opera sulle componenti ambientali; le fasi di progettazione da sviluppare e la loro sequenza logica ed i relativi tempi di svolgimento; la redazione degli elaborati grafici e descrittivi; i limiti finanziari da rispettare e la stima dei costi e delle fonti di finanziamento, oltre ai possibili sistemi di realizzazione da impiegare.
Degli elementi di cambiamento climatico che hanno un impatto molto forte in termini di eventi estremi, di precipitazioni e temperature che stanno salendo e delle previsioni per i prossimi anni, che sono al centro di uno studio specifico dell’Istituto di Ricerca per la Protezione Idrogeologica del CNR ha parlato il Direttore, Tommaso Moramarco sottolineando, tra l’altro, l’esigenza di aggiornare i piani di assetto idrogeologico. Su tutti questi aspetti, ha insistito, sarà però importante la partecipazione dei cittadini attraverso il coinvolgimento della popolazione e delle scuole primarie, secondarie e superiori rispetto alla fragilità del territorio fluviale del Paglia mediante programmi di educazione ambientale e di convivenza con il rischio.
Salvatore Acampora, Responsabile di Appalti Pubblici di Invitalia ha spiegato la funzione della nuova Centrale di committenza prevista dal nuovo Codice appalti, la quale opera al fianco delle Amministrazioni Pubbliche a partire dalle amministrazioni centrali. Per il progetto di fattibilità tecnica ed economica che è la vera innovazione del nuovo Codice appalti, già sperimentata a Genova per la nuova darsena, Acampora si è detto lieto di mettere l’esperienza di Invitalia a disposizione dell’Autorità di distretto dell’Appennino Centrale per il progetto del sistema invasi del fiume Paglia che passa attraverso il dibattito pubblico.
L’economista Mauro Grassi, ha approfondito invece la questione dell’analisi costi/benefici che è fondamentale su una scelta di interventi pubblici e ai fini di un dibattito pubblico, precisando questa è importantissima per l’intervento pubblico in una precisa area rispetto al tipo di intervento che si andrà a realizzare e i benefici che questo comporterà: dall’agricoltura al servizio elettrico, dalla difesa del suolo all’attività umana. Ricordando poi che l’alluvione del 2012 ha comportato 114 mln di intervento, i costi/benefici ambientali sono un aspetto che erroneamente spesso non si considera in termini di valorizzazione degli elementi ambientali, al contrario i servizi eco-sistemici sono stati valutati nel mondo e la loro valutazione ha stabilito che rappresentano il doppio del PIL mondiale. Quindi sarebbe una perdita notevole sottovalutare l’attenzione a questi aspetti quando si va a valutare un sistema di interventi.
In chiusura Giovanni Selli, Presidente della Scuola di Alta Specializzazione e Centro Studi per la Manutenzione e Conservazione dei Centri storici in territori Instabili, ha ringraziato il Sindaco per aver ospitato il convegno presso il Comune di Orvieto ed ha spiegato il ruolo di supporto e di assistenza scientifica di Alta Scuola in termini di servizi e consulenze, ricordando l’attività svolta in seno all’Osservatorio Permanente per la Rupe e il Colle di Todi e la partecipazione di Alta Scuola alla stesura dei “Contratti di Fiume” per i tratti nel Lazio e in Umbria percorsi dal fiume Paglia. Ha aggiunto che la prevenzione deve riguardare sia la parte strutturale che quella non strutturale in termini di prevenzione del rischio e che realizzare le opere è fondamentale ma il loro monitoraggio nel tempo chiude il cerchio. Infine, il progetto Paglia rappresenta oggi una svolta determinante non solo per la mitigazione dei rischi idrogeologici ma anche per lo sviluppo economico del territorio.

Allegati

Ulteriori informazioni

Ultimo aggiornamento
30/07/2021