Responsabile Area Minori
Antonella Pasquini – Assistente Sociale

 

Referenti Area Minori
Elisa Fuschi – Assistente Sociale

I Comuni della Zona Sociale n. 12 a partire dal mese di aprile 2011 hanno ripreso le deleghe minorili; i servizi e gli interventi afferenti a tale area concorrono a:

– garantire lo sviluppo di una politica per l’infanzia e l’adolescenza, che si rivolga al minore quale titolare di  diritti;

– promuovere azioni ed interventi socio-assistenziali che garantiscano un sano ed equilibrato sviluppo dei minori;

– privilegiare il mantenimento del minore all’interno del nucleo familiare, rimuovendo tutti quegli ostacoli socio-economici che possano     impedirne il benessere;

– potenziare e integrare le risorse presenti sul territorio per supportare l’inserimento di quei minori che debbano essere temporaneamente allontanati dalle famiglie di origine, per essere inserite presso famiglie affidatarie.

Interventi attivati

  • Assistenza domiciliare minori a rischio
  • Sostegno gruppi AMA territoriali
  • Assistenza scolastica alunni disabili aisensi della legge 104/92
  • Borse socio-assistenziali
  • Tutela minori ad alto rischio psicopatologico e/o emarginazione sociale
  • Affido eterofamiliare minori a rischio
  • Mediazione familiare per coppie con alta conflittualità

Promozione affidamento eterofamiliare

Cos’è l’affidamento eterofamiliare


In Italia l’affidamento familiare è regolamentato dalla Legge 184/1983, che è stata successivamente modificata dalla Legge 149/2001. L’affidamento familiare consiste nell’accoglienza di un minore per un periodo di tempo determinato presso una famiglia, un single o una comunità di tipo familiare, qualora la sua famiglia d’origine stia attraversando un momento di difficoltà e per vari motivi (difficoltà educative e/o genitoriali, malattia, carcerazione, ecc.) non riesca a prendersi temporaneamente cura dei figli. L’affidamento è caratterizzato dalla temporaneità, dal mantenimento dei rapporti con la famiglia d’origine e dal rientro del minore nella propria famiglia d’origine. L’affidamento è consensuale nel caso sia condiviso e approvato dai genitori o giudiziale nel caso sia disposto dell’Autorità Giudiziaria. L’affidamento si ottiene su richiesta della famiglia naturale ai servizi socio-assistenziali territoriali di residenza e/o su proposta dei servizi stessi o in seguito a disposizione dell’Autorità Giudiziaria. L’affidamento può essere diurno o part-time (quando è limitato ad alcune ore durante la giornata), oppure residenziale (quando il minore va a vivere, per un periodo di tempo, presso la famiglia affidataria, pur mantenendo, di norma, rapporti e incontri con la propria famiglia naturale). L’affidamento decorre dall’accordo formale tra i servizi socio-assistenziali, la famiglia naturale e la famiglia affidataria’ ritenuta idonea’ o in base a quanto disposto dall’Autorità Giudiziaria. L’ascolto del minore è previsto qualora abbia compiuto i 12 anni di età, mentre per età inferiori vengono individuate le forme più opportune di coinvolgimento del bambino. La durata dell’affidamento è temporanea (da alcuni mesi fino a un massimo di due anni come disposto dalla legge). Essa viene definita, di volta in volta, nell’ambito dell’accordo tra i servizi socio-assistenziali, la famiglia naturale e quella affidataria e/o stabilita dal provvedimento dell’Autorità Giudiziaria. L’affidamento può cessare quando la situazione di temporanea difficoltà viene risolta dalla famiglia, da sola e/o con l’aiuto dei servizi, oppure in tutti quei casi in cui la sua prosecuzione rechi pregiudizio al minore. 

Il progetto Affido della Zona Sociale n. 12

Equipe Interistituzionale Adozioni

Il Servizio Adozioni Nazionali e Internazionali è un servizio pubblico gratuito che informa, accompagna, prepara, sostiene coloro che desiderano conoscere il percorso adottivo e le altre forme di solidarietà e cooperazione nei confronti dell’infanzia.

ATTIVITA’

Prima di presentare la domanda o la dichiarazione di disponibilità al tribunale per i Minorenni:

  •        informazioni di carattere generale sull’adozione;
  •        incontri di accoglienza ed orientamento per conoscere le fasi del percorso adottivo, per scoprire gli aspetti psicologici, sociali ed educativi;
  •        corso di preparazione-formazione in gruppo per parlare insieme della scelta adottiva, dei desideri, dei bisogni, dei dubbi di genitori consapevoli.

 

Successivamente alla dichiarazione di disponibilità:

  •    colloqui individuali e di coppia per l’indagine psico-sociale richiesta dal tribunale per i Minori;
  •    incontri di gruppo con gli Enti Autorizzati per conoscere le procedure, la normativa, l’organizzazione dei paesi di provenienza dei bambini.

 

Dopo l’incontro con il figlio adottivo:

  •    colloqui di consulenza e sostegno alla famiglia adottiva;
  •    discussioni di gruppo con esperti per crescere nella genitorialità adottiva;
  •    gruppi autogestiti per raccontare e condividere le proprie esperienze.

 

Responsabile del Servizio 
Claudia Cordovani – Educatrice Professionale

Progetto P.I.P.P.I.

Prevenzione della istituzionalizzazione dei minori con il Programma di Intervento P.I.P.P.I. 9
Programma di Intervento P.I.P.P.I. 9 per prevenzione istituzionalizzazione dei minori. Approvata convenzione tra Regione Umbria, Comune di Orvieto e Comune di Perugia.

Il Comune di Orvieto, capofila della Zona Sociale n. 12, è stato ammesso al finanziamento a seguito della candidatura alla sperimentazione, nelle annualità 2020/2022, del programma P.I.P.P.I. 9 per la prevenzione dell’istituzionalizzazione dei minori, per il quale la Zona Sociale ha ricevuto un finanziamento pari ad  31.200,00 Euro. In tal senso, la Giunta Comunale ha approvato la relativa convenzione tra la Regione Umbria, il Comune di Perugia e il Comune d Orvieto.
Il Programma P.I.P.P.I. è il risultato di una collaborazione tra il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, il Laboratorio di Ricerca e Intervento in Educazione Familiare dell’Università di Padova, i Servizi sociali e di protezione e tutela minori, come le cooperative del privato sociale, alcune scuole ed alcune ASL che gestiscono i servizi sanitari degli enti locali coinvolti.
Il progetto intende creare un raccordo tra istituzioni diverse – Ministero, Università, Comuni – che condividono la stessa mission di promozione del bene comune, oltre che tra professioni e discipline degli ambiti del servizio sociale, della psicologia e delle scienze dell’educazione, che solo unitamente possono fronteggiare la sfida di ridurre il numero dei bambini allontanati dalle famiglie.
Il Programma persegue la finalità di innovare le pratiche di intervento nei confronti delle famiglie cosiddette negligenti, al fine di ridurre il rischio di maltrattamento e il conseguente allontanamento dei bambini dal nucleo familiare d’origine, articolando in modo coerente fra loro i vari ambiti di azione coinvolti intorno ai bisogni dei bambini che vivono in queste famiglie, tenendo in ampia considerazione la prospettiva dei genitori e dei bambini stessi nel costruire l’analisi e la risposta a questi bisogni.
L’obiettivo primario è quello di aumentare la sicurezza dei bambini e migliorare la qualità del loro sviluppo, secondo il dettato della Legge n. 149 del 28 marzo 2001. Negli ultimi decenni l’attenzione ai temi della protezione e cura dell’infanzia e dell’adolescenza è molto cresciuta ed è venuta via via rafforzandosi una forte sensibilità da parte dell’opinione pubblica tesa a far emergere le situazioni di maltrattamento e trascuratezza dei bambini e dei ragazzi, accompagnata da una cospicua produzione normativa a livello nazionale e regionale che ha definito i percorsi di tutela e presa in carico.
All’interno di questo contesto  è un programma che ha come finalità principale la ‘protezione della relazione genitore-figlio’ attraverso la sperimentazione e l’implementazione di un programma multidimensionale specifico per rispondere ai bisogni delle famiglie fragili basato sulle risorse loro e del loro ambiente vitale, adottando la prospettiva della resilienza.
Si tratta di definire e sperimentare un protocollo di intervento che mira a costruire, in alternativa all’allontanamento del bambino, e soprattutto preventivamente ad esso, un progetto di intervento intensivo e integrato fra organizzazioni e professioni, che permetta a queste famiglie di affrontare progressivamente i loro problemi, assumere le proprie responsabilità, migliorare le competenze genitoriali e la qualità delle proprie relazioni familiari e sociali, divenendo protagoniste del progetto di intervento che le riguarda.
L’esperienza propone linee d’azione innovative nel campo del sostegno alla genitorialità vulnerabile, scommettendo su un’ipotesi di contaminazione fra l’ambito della tutela dei “minori” e quello del sostegno alla genitorialità. In questo senso, si colloca all’interno delle linee sviluppate dalla Strategia Europa 2020, per quanto riguarda l’innovazione e la sperimentazione sociale come mezzo per rispondere ai bisogni della cittadinanza e spezzare il circolo dello svantaggio sociale.
L’acronimo P.I.P.P.I. intende rifarsi al personaggio televisivo di Pippi Calzelunghe, figura simbolica che esprime le infinite potenzialità dei bambini e le capacità di far fronte in maniera positiva alle difficoltà, grazie anche al sostegno delle reti sociali e dei legami affettivi, che può permettere loro di arrivare ad un recupero nelle situazioni di vulnerabilità familiare.
Referenti del Progetto
Elisa Fuschi – Assistente Sociale
Claudia Morucci – Assistente Sociale
Valentina Carli – Educatore Professionale

Ulteriori informazioni

Ultimo aggiornamento
13/04/2023
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